Il rock pare sia tornato proprio in auge, insieme all'estetica e agli arrangiamenti propri degli anni '90, in cui la scena alternativa italiana entrava in classifica, in tv e guadagnava spazi live incredibili per i tempi. Dagli Afterhours ai Marlene Kuntz passando per i Ritmo Tribale, coi loro testi criptici e le chitarre distorte in bella evidenza, hanno creato il suono di una generazione.
A raccogliere questa tradizione oggi ascoltiamo volentieri Lacero, un ex adolescente ormai quarantenne proveniente dalla solita provincia, con una grande passione per il grunge, che trasuda da ogni solco di questo album di 12 tracce, alla vecchia. Tra chitarre intasate di fuzz e batterie pulsanti, col fantasma dei Verdena sempre dietro l'angolo (specie in ballate come Chi aveva ragione) ai momenti più hardcore (Zolletta, che ricorda Dea degli After), Lacero scrive, suona e canta con proprietà, voce e tecnica credibile, e non ti viene mai in mente di dire "beh, questa musica è fuori moda".
Si sente che ci mette tutta la passione del mondo, che quello è il suo mondo musicale e anche se tutto il pacchetto è inequivocabilmente legato a una stagione ben precisa della musica mondiale, la sua riproposizione e il suo revival siamo sicuri possano piacere a un sacco di nostalgici di Seattle e del suono alternative italiano prima dell'avvento dell''itpop.
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