Anni '80 e note blu per una piccola rivincita dell'R&B nel 2021.
È un po' che inseguiamo gli anni '80, dai TheGiornalisti in poi, almeno. E in Ad Occhi Chiusi si sentono molto. Allo stesso tempo, con la pop-izzazione della trap (o trap-izzazione del pop), ci siamo scordati di una giusta via di mezzo tra queste due attitudini, che è esattamente a metà tra urban e canzone d'autore: l'R&B.
Il Rhythm&Blues è sempre stato un filo bistrattato nel nostro paese, da quando a farlo erano in due – contati, due: Baroni e il Ferro del primo disco), figurarsi ora che i piattini in sedicesimi sembrano essere la prima cosa da mettere in una base. La narrativa e i testi di Bleu Smith potrebbero avere vita molto più facile su basi e melodie trap, stando alla larga dai tasti neri del pianoforte, e invece ha scelto linee vocali impervie, parole difficili da incastrare su quel tipo di metriche, perchè comunque contemporanee.
A farlo suonare per niente nostalgico ancor più moderno ci pensano i suoni di un 2021 filtrato dagli anni '80, ma pienamente coerente con il suo tempo. Dispiace quasi quando la parte finale del disco si lancia per un paio di tracce – Tuffo Nel Vuoto e Non dormo mai – proprio su un quasi-rap con qualche nota blu in meno, ma, comunque siamo dalle parti di Mecna. Dispiace, ma fossero questi i dispiaceri...
Se Ghemon, ad esempio, è meno sintetico nelle sonorità e più volto al cantautorato – e ha tutt'altro vissuto e passato e carriera –, ciò che sorprende del disco di Bleu è la capacità di raccontare la quotidianità in maniera meno fastidiosa per un boomer come il sottoscritto, facendosi perdonare il borioso inglesismo di Offline con un ritornello accattivante ma non scontato, la "foto del culo" di Cicchetti con una calda chitarra elettrica e la retorica della Maledetta Paranoia con un testo che retorico, invece, non lo è.
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La recensione Ad occhi chiusi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-08-31 00:33:00
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