La band bergamasca, pur non avendo ancora scritto il proverbiale “discone”, continua dritta per la sua strada, padroneggiando il palcoscenico come le proprie tasche, sempre nel nome della bella musica
La parabola artistica che i Vanarin stanno avendo non è difficile da descrivere. La band anglo-bergamasca dalla pubblicazione del primo ep omonimo sta continuamente sondando il terreno delle influenze che colpiscono di continuo i quattro componenti. Sono da tempo alla ricerca di una sintesi, che in Overnight restava solamente abbozzata, vista la quantità di territori musicali attraversati. Con Ep2, realizzato lo scorso anno, il sound sembrava starsi consolidando in una direzione molto morbida e confortante di pop sporcato da leggere sfumature funk.
Oggi però, con Treading Water, i Vanarin sembrano aver trovato un abito che gli calza quasi del tutto a pennello. Otto tracce molto ben collocate nell’immaginario pop d’oltreoceano. La matrice funk è rimasta, ma non più intatta, viste le componenti psichedeliche presenti nell’effettistica della chitarra, ma soprattutto nella scrittura, più volte vicina al Mac DeMarco degli ultimi tempi o a qualche evocazione dei Tame Impala.
Questa assimilazione a un territorio musicale molto ben codificato - che ormai tende non pochi agguati manieristici alle band più giovani - viene affrontata con grande esperienza dai quattro, che non rinunciano mai a far emergere le loro peculiarità stilistiche di sempre, nelle ritmiche scelte, o nelle posture tipicamente britanniche nel canto di David Paysden, sempre in equilibrio tra i toni gravi ereditati dagli anni ‘10 e la vaporosità degli anni ‘00.
Chi avesse mai visto i Vanarin suonare dal vivo - e noi siamo reduci dalla loro esibizione splendida durante il primo giorno del MI MANCHI - sa bene che col tour di Treading Water il sound live della band prenderà ancora più corpo, grazie al groove irresistibile e sensuale di I Know, alle tendenze hip-hop di Down, e ai falsetti di Lonely.
I Vanarin sono una di quelle band che, non necessariamente in modo voluto, ha iniziato quasi subito ad abituare bene il proprio pubblico. Da cinque anni a questa parte sappiamo che una nuova pubblicazione va salutata con gioia, perché siamo certi che assaporeremo una nuova manciata di melodie catchy che flirta con una ricercatezza del suono concreta, e comunque confortante. Sarà per un divertimento implicito che scaturisce da ogni singola nota suonata, sarà perché all’ascolto di ogni brano scaturisce in qualche modo la voglia di ballare -anche da soli o sul posto -, fatto sta che la band bergamasca, pur non avendo ancora scritto il proverbiale “discone”, continua dritta per la sua strada, padroneggiando il palcoscenico come le proprie tasche, sempre nel nome della bella musica.
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La recensione Treading Water di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-18 01:37:00
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