Due emozioni, ostinazione e rassegnazione, che fanno muovere questo disco così come amore e odio, pace e guerra, bene e male fanno muovere il mondo.
Anyhow è il secondo album della romana Maria Angeli, voce cresciuta tra Roma e Londra, che proviene da ambienti elektro-house e deep-house e che si distingue per capacità evocative e sensuali.
Questo lavoro si muove nell'ambito dell'alternative pop, mischiando dunque suoni acustici e suoni sintetici nella struttura rigida della forma canzone. Si tratta di un disco molto personale ed importante per la cantante, un disco in equilibrio tra due emozioni, ostinazione e rassegnazione che l'autrice trasmette, oltre che con gli arrangiamenti, anche con la giusta interpretazione vocale, sottolineando così ogni cambiamento umorale.
Non manca il tema dell'amore, veloce, nuovo e passeggero come in The Reasons, così come il tema dell'immobilità quasi apatica di Caught up in a Rush. C'è voglia di rinascita in Anyhow, mentre c'è il ritorno alla solitudine When you're Gone o il tema della precarietà esistenziale in Piece of my Heart. Un Velo infine è una delicata dedica al padre.
Il sound dell'album è mutevole ma coerente, con un inizio molto acustico e la chitarra acustica in primo piano come nelle prime due tracce, alla quale si aggiungono, con discrezione tappeti sintetici e pianoforte elettrico. Nel segno dell'effettistica invece Caught up in a Rush, con batteria elettrica e inserti sintetici che completano il suono pulito di un pianoforte elettrico. Più avanti un 808 doppierà il basso elettrico.
When you're Gone si apre con un pianoforte molto ovattato e una batteria elettrica effettata per poi aprirsi, nel ritornello, grazie ad una bella sezione d'archi. La voce è sempre e comunque pulita. Ancora ruolo portante per il pianoforte in The reasons, che vede ancora ruotarsi attorno dei pad sintetici molto chiusi che poi evolveranno in una sezione di archi synth. Un bel palm mute di chitarra acustica e un riff minimale sempre di chitarra acustica in apertura di Piece of my Heart fanno cambiare parzialmente passo al disco, soprattutto grazie a una batteria che, seppur delicatamente, dà subito un piglio più grintoso alla canzone che trae soprattutto da questi elementi il suo sound.
Ha un inizio onirico pieno di effetti reverse Il Velo, unica canzone in italiano, dove la voce è sempre comandata da un pianoforte ritmico che presto si apre in arpeggi ariosi. Batteria effettata e archi compaiono dopo il primo ritornello. Bette Davis si apre con pianoforte pulito e pad in un ambient molto minimale in cui la voce si esprime al suo meglio in una performance super ispirata in bilico tra il sussurrato e il graffio sul registro medio.
In conclusione Anyhow è un disco che si fa ascoltare e scorre bene, senza nulla che faccia sobbalzare dalla sedia. L'ambient è mutevole ma ben definito e non si sposta mai verso altri lidi, dunque verso eventuali colpi di scena. Forse è proprio questo l'unico limite di questo lavoro, ascoltato per intero. Forse avrebbe fatto comodo anche una sola canzone metronomicamente più sostenuta per cambiare passo e risollevare la soglia d'attenzione dell'ascoltatore.
In ogni caso si tratta di un lavoro ottimamente confezionato al livello di produzione, ma anche di creatività nella composizione. Mensione speciale per la voce e per il suo trattamento nel mix che le permette di volare alto, senza mai rischiare di cadere giù. L'interpretazione vocale è la marcia in più e lo strumento che più contribuisce alla crescita di dinamica emozionale di tutte le canzonidi questo disco.
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La recensione ANYHOW di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-09-02 17:47:24
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