I Beatles hanno figli sparsi per il mondo, insieme ad una quantità infinita di nipoti e pronipoti, di cui non sanno nulla, sebbene questa immensa prole conosca perfettamente la musica dei padri. Di fatto tale discendenza ha trascorso la giovinezza sui loro dischi, è cresciuta e diventata adulta ascoltando la loro musica e se, ancora oggi, qualcuno abbia deciso di mettersi a suonare una chitarra senza sapere bene il perché, è facile che si ritrovi tra le mani gli accordi di una loro canzone. Prendiamo Riccardo Boffa: questo giovane cantautore non arriva al pop colto dei Beatles per caso e dichiara che la sua musica è ispirata dal genio creativo di Lennon (né il primo né l’ultimo di una lunga serie di artisti!). I suoi album ringraziano tacitamente i “fab four” e noi non smettiamo di sottolinearlo ogni volta che ci troviamo a recensire un suo disco, come anche questo ultimo ep, “Fotogramma”, concepito come il finale di un lungometraggio iniziato con i precedenti lavori “Pascal” e “Yoko”. Dunque, cosa ha da dirci di diverso Boffa questa volta?
Il suo è un pop d’autore che continua a sbriciolare melodie in una scodella di polvere spirituale e che rimanda ancora alle radici del pop con affetto, gentilezza. “Fotogramma” rimaneggia i riferimenti di sempre, sfoderando fantasia e una maggiore sicurezza compositiva; è una finestra che si affaccia sopra le “Onde del mare” a cercare la sintesi perfetta tra leggerezza melodica e vigore cantautorale, è una piccola bottega artigiana di suoni e storie (“Ti porterei a ballare”), è la felicità di “Giorni di festa” e il calore di un letto sfatto a “Gennaio”.
Boffa ha di nuovo realizzato un buon disco con i soliti (ingombranti?) riferimenti. La tela dei suoi dipinti è fatta di suoni, parole, ritmi e colori che lo ispirano da sempre. A questo punto aspettiamo un nuovo disco dalle sfumature più ampie con la sensibilità e la maestria di un artista promettente.
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