Ma voi ve lo ricordate il nu-jazz? Grosso modo intorno al 2005, 2006 e 2007, i tre anni magici di Nicola Conte (con i prodromi rappresentanti dai Gabin) quel tipo di musica un po' da lounge-bar un po' da festa in spiaggia chic sembrava poter dominare il mondo. Sottofondo di jazz e tanto intervento di elettronica, con lo "spauracchio" di un Mario Biondi che, sornione, sarebbe arrivato di lì a poco a "mangiarsi" tutta la scena. Eppure qualcosa ancora brucia sotto la cenere di quegli anni come viene, ben, rappresentato da Undertrack di Massimo Berizzi.
Per presentarvi, nel caso ancora non lo conosciate, Berizzi credo sia importante riportare le sue stesse parole: "Coltiva una direzione ideale verso le contaminazioni, le miscele di suoni diversi, elettronici ed acustici, in cui i diversi approcci si esaltano. rincorrendo melodie". E proprio contaminazione è la parola chiave per questo lavoro che associa a ogni canzone un numero.
Questa "povertà" di fantasia nei titoli non è direttamente proporzionale alla fantasia degli arrangiamenti, vero e proprio punto di forza di un disco buono, non eccezionale, che però vede proprio nelle orchestrazioni alcuni momenti più felici, come ad esempio Nine. La commistione tra jazz e elettronica aka nu-jazz, se forse è passata di moda nel 2009, in Undertrack di Massimo Berizzi è ancora fresca e spumeggiante come se non fossero passati più di dieci anni da quei, lontani, tempi.
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