Black Eyed Susan
And Silence Will Begin Soon 2006 - Rock, Indie

And Silence Will Begin Soon

In ogni ammasso di amici c’è spazio per il buffone ed il timido, l’ottimista ed il paranoico. La bella, il gigante e le bestie-farfalla. E nella smisurata crew di familiari dell’indie-rock, i Black Eyed Susan sono sicuramente la faccia dell’incertezza. Un gruppo di insicuri ed indecisi. Di quelli che si appartano e sussurrano sottovoce qualche parola in un’altra lingua. Quasi sfigati, ma fieri indipendentisti. E si sente subito. La chitarra più che ruvida è moscia, e la voce maschile è depressa ancor di più che i Non Voglio Che Clara. Tutto gira dal lato del tavolo dei nuovi Sonic Youtho Arab Strap, un po’ Fine Before You Came, Deus e boccia di vino, ma anche con elettro-stimolazioni, pizza e Fugazi.

“And Silence Will Begin Soon” è insoluto, sarà pure misterioso ma dubito che ci sia gente che perda la ragione per questo gruppo di Brescia. Sicuramente gli amici rock’n’roll di sempre saranno teneri e accoglienti. Ancora di più nella ritirata sensuale e impetuosa di Luisa Pancrazio, che però è schiacciata da quelle quattro semplici note tediose che si affratellano con una batteria sfiorata appena, velata come se l’addetto alle bacchette stesse coccolando la sua nuova fidanzata. “Orange” è l’orgasmo della Luisa, che finalmente urla e stona nella giusta maniera. Liberando la dolce decisione che sgocciola semiliquida per un istante. Ma è troppo poco per scacciare l’idea di episodio fittizio. E quindi i visi pavidi, quasi timorosi tornano ad isolarsi, senza interagire alla conversazione prolifica e riflessiva a cui partecipiamo tutti.

Introversi, critici rock e cazzoni.

In questo luogo abbastanza lontano dal centro del prestigioso dialogo si accenna ad un post-rock che traccia il punto iniziale della parabola discendente. Sfumando e bruciando l’inaridita curiosità che si disattiva del tutto nel tempo in cui “Backdoor” riesce a vituperare con parolacce virtuali la migliore PJ Harvey. In calo anche i tentativi di noise infinitesimale che non schizzano nient’altro che monotonia.

Però rifornitevi comunque dell’album dei Black Eyed Susan. Il pericolo di sovra-comprensione fallita regge tanto quanto la concezione di insicurezza come fonte inesauribile di sfavori pratici. Ma niente è vero. Alcune volte la tristezza ha mosso note chimeriche e di molto valore e altre volte no. Potrebbe essere causa diretta di ricchezza nascosta o un’assoluta cagata. In fondo siamo tutti un po’ indecisi.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.