Emanuele Triglia Make It Pure 2021 - Jazz, Funk, Elettronica

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Dopo raccolte di beats e una miriade di collaborazioni Emanuele Triglia ci regala il suo primo vero album da solista.

Vorrei essere un grande esperto di musica, uno che la musica l'ha studiata, insomma. Vorrei parlarvi di scale, di tempi e ritmica, di relazioni armoniche e circle of fifths; vorrei fare come fa June Lee con Jacob Collier su Youtube e vivisezionare questo disco nota per nota, spiegarvi per filo e per segno il perché e il per come dei passaggi più complessi e acrobatici, ma ahimé, non sono in grado di farlo. Sono in grado però di parlarvi di come Make It Pure suona alle mie orecchie, in una sorta di flusso di coscienza mentre ascolto le varie tracce che si succedono una dopo l'altra, spiegandovelo in maniera primitiva, diretta, essenziale.

Il nome Emanuele Triglia a molti potrà suonar nuovo, ma considerando la lunga serie di collaborazioni che ha inanellato negli ultimi due o tre anni, non mi stupirebbe se finiste per ritrovare il suo nome tra i contributor in una delle vostre tracce preferite. Che sia come bassista (per FiguraDavide Shorty, Ainé), dal lato della produzione (come ad esempio per i Canarie) o addirittura al mellotron (in Senza Fiato di MACE e Venerus), questo ragazzo calabrese classe '92 è riuscito a finire in un sacco di progetti interessanti, portando questo periodo prolificissimo ad un culmine con la release di questo suo primo disco da solista. Un disco dalla copertina fatta di colori tenui e linee morbide, due cose che possiamo ritrovare all'interno dell'album già a partire dalla prima traccia, Echology Pt. II.

Le prime dolcissime note di questa opener vengono moltiplicate e distorte da delay ed altri effetti, creando appunto numerose eco che fanno da morbido scivolo per la nostra discesa all'interno di questo album. Karhys, nella voce un tocco di sensualità, ci descrive l'Echology del titolo, e un giro di batteria tanto semplice quanto efficace (qua ad opera di Dario Panza), crea il momentum, l'inerzia che permette alla traccia di coinvolgerci pienamente. Continuando ad ascoltare questo disco è proprio questo l'aspetto che cattura maggiormente la mia attenzione: l'inerzia. Ciascuna di queste tracce sembra animata da una forza invisibile che dolcemente la sospinge, che inevitabilmente mi porta a muovere il mio corpo a ritmo di musica, che mi rapisce totalmente. Non ci sarebbe da stupirsi, tra il materiale pubblicato e non, sono sicuro che Emanuele sul suo PC abbia ore e ore di beats, però qua, grazie sicuramente anche alla collaborazione con una lunga lista di musicisti di livello, si raggiunge una profondità maggiore. Ciò è vero a tal punto che ciascuna traccia meriterebbe di essere ascoltata più volte, concentrandosi ogni volta su un elemento diverso, godendosi i piccoli accenti, i tocchi giocosi, le sottigliezze armoniche all'interno di questi arrangiamenti. Quante cose che succedono contemporaneamente in Ko Sadhimon Ko Tooli! Un vortice melodico tra assoli di chitarra, carezze di sax e accordi al piano, con una sezione ritmica in cabina di regia, onnipresente ma senza esigere mai troppa attenzione. In Mantra/Reprise invece, una serie di accordi dal sapore un po' 8-bit, lascia il posto ad una bella frase di sax che verrà ripetuta per tutta la traccia, come un mantra appunto, mentre gli altri strumenti le danzano attorno all'interno del campo stereo, creando una splendida coreografia sonora. La melodia è felice, quasi celebrativa, ma ad ogni sua ripetizione noto un tono quasi nostalgico, il che finisce per creare una sorta di amalgama emotiva tipica di quando ripensi ad un ricordo felice.

E in generale lo definirei un album felice questo. Un album nel quale lo stile di Emanuele, la sua mano, è riconoscibile ma mai palese, mai ostentazione o un tentativo di autocelebrazione; questo album è invece la celebrazione di qualcosa di molto più puro: fare musica coi tuoi amici o, come direbbe Emanuele, coi tuoi fratelli. E alla fine la cosa bella è che per capire questa cosa qua, non c'è neanche bisogno di essere un grande esperto di musica, di averla studiata. È anche questo che rende l'album speciale.

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La recensione Make It Pure di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-10 01:33:54

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