Sulla scia della nuova onda di electro funk che imperversa sulla Campania, la Banda Maje dà vita ad un disco d'esordio fatto di viaggi di provincia e malinconie lancinanti.
Ad aprile si erano auto annunciati con un doppio singolo che conteneva anche la cover della traccia dei titoli i testa di Bianco Rosso e Verdone – opera di Ennio Morricone –, e l'annuncio non sarebbe potuto essere più chiaro e lampante. La Banda Maje risuona, come gran parte della riviera campana, di quell'electro funk circostanziale che da qualche anno i Nu Genea hanno voluto con forza riportare a galla, facendolo stagliare sopra gran parte della proposta musicale nostrana, facendolo campeggiare come proposta da mostrare con convinzione in situazioni di grande importanza e utenza, come il Club To Club.
Ma non siamo per niente nel campo della mera riproposizione. In primis a variare è la città di provenienza, Salerno invece che Napoli. Come seconda cosa il nome non è scelto a caso. Chiamarsi Banda Maje ha un significato ben preciso, ossia che si è davanti a un collettivo numerosissimo di grandi musicisti, accomunati dalla passione per le atmosfere da B-movie degli anni '70, dai suoni pionieristici della disco italica di Pino D'Angiò, da un retroterra culturale che sta fortunatamente tornando in auge.
Ufo Bar è un disco che fa leva sulla pura sensazione, sui tratti emotivi stravaganti evocati dalle storie raccontate a suon di groove irresistibile. Dettagli mai banali dettati dai titoli si incastrano con le melodie pungenti delle tastiere e i coretti in sottofondo, rigorosamente in dialetto. Quartieri salernitani fanno da sfondo a queste scorribande immerse nel cuore di quei due decenni vissuti da una gamma di eroi di provincia vasta quanto assurda. Ci arrivano oggi anneriti dal tempo fuori dalle loro discoteche, e sotto sotto disillusi, sulla scia del Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma del secondo scudetto, leader schivo morto suicida a 39 anni. A lui è dedicata Ago, traccia più amara, nel cui cuore riecheggia gracchiante la sigla di Novantesimo Minuto. L'unico racconto fatto di parole ce lo regala Tonico70 in P'ciel, p'mar, p'terr, tra amore e contrabbando, e un flow invidiabile e pulito.
La Banda Maje gioca un campionato in cui vige la qualità, e lo fa usando la carta della versatilità. Andando a toccare diverse zone di quell'electro funk di cui sopra il collettivo campano riesce a far risaltare le sfumature di un immaginario - spesso interpretato in modo bidimensionale - che nasconde sotto la sua patina arancione una malinconia a tratti lancinante. Vale la pena di farsi un giro in questo Ufo Bar, col rischio di rimanerci più del previsto, cullati dal basso e dal sax.
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La recensione Ufo Bar di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-29 17:03:00
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