Il rock d'autore non è mai morto, quello che s'imparenta col cantautorato per capirci. Certo, a volte è più interessante, a volte è un esercizio di nostalgia, come sembra questo "St3rzo" di Max Casali. Ce la mette tutta per rendere il suo disco nuovo in qualche modo, utilizzando parentesi, numeri e giochi di parole nei titoli delle canzoni (e pure nel titolo), ma benché sia suonato bene, ha un grosso problema di testi e vocalità.
Se i primi sembrano invettive social particolarmente boomer, contro la modernità e la società di oggi, la voce non è mai incisiva come i modelli ai quali chiaramente si rifà, siano essi De Andrè, Guccini o la Gang. Per quanto il cantautorato folk con venature rock per qualcuno sia di sicuro interessante, ci sentiamo di consigliare a Max Casali l'utilizzo di metafore meno telefonate e di tentare di comprendere le ragioni delle nuove generazioni e delle nuove tecnologie, prima di lanciarsi in polemiche antistoriche.
Siamo convinti che i grandi cantautori come Fabrizio De Andrè avrebbero voluto ad ogni modo capire prima ancora di demonizzare e non si sarebbero impauriti o trincerati dietro una supposta superiorità morale. Si può essere contro anche in modo più originale, la musica c'è, basta poco per migliorare la formula.
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