S'intitola Run faster when it's dark degli Stoop, band nata nel 2003 con tanti chilometri nel motore e una lunga gavetta alle spalle. Il titolo ci mostra già un lato musicale interessante di questo lavoro: le forze contrarie contemporanee che la pervadono, la paura per la penombra e il bisogno di accostarcisi per sentirsi vivi.
Padrone assolute del sound sono le chitarre, non tanto al livello solistico, dove invece le scelte sono altre, quanto per le ritmiche. Ce ne sono in tutte le salse, classiche, acustiche elettriche, eteree, crunchy, psichedelicamente ripetitive, aperte e sognanti.
Al secondo posto per importanza, anche qui per gli ambient che riescono a creare, le tastiere, intese sia come pianoforti elettrici, sia come suoni sintetici di pad e texture musicali. Sfondi sonori che fanno svoltare le canzoni verso questo sound piuttosto dark, mai del tutto spensierato, come se sotto lo strato di cenere, ci sia ancora tanto magma che ribolle e che attende di trovare la spaccatura giusta per uscire in una grande esplosione.
La forma canzone del pop è rispettata con ordine e le armonie che fanno da transizione tra i vari moduli, sono ben studiate e, seppur non offrano soluzioni rivoluzionarie, svolgono alla perfezione il proprio lavoro, sia tecnicamente che emotivamente.
C'è una sonorità vocale che parte e arriva senza fermate dai Pink Floyd, rivendicata, quasi estremizzata e difesa come scelta, tanto da essere il sound fisso del disco.
La batteria è lo strumento che forse viene più trascurato, non tanto per i suoni che sono un tema di gusto personale, quanto per la fantasia creativa e la freddezza esecutiva. Sembra sempre di sentirla come un corpo esterno o comunque non del tutto a fuoco nel sound generale.
Molto bello e peculiare il suono del basso che, senza strafare, contribuisce ad aggiungere ombre dark all'ambient di tutte le tracce.
Si tratta in conclusione di un disco pulito e onesto, che risente della cura nella scelta dei suoni di chitarra e nella scelta caratteristica delle due voci armonizzate ed effettate uguali a se stesse lungo tutto il viaggio dell'ascolto. Per quanto l'ambient risulti sempre oscuro e inquieto, l'ascolto è fluido e semplice, grazie anche alle aperture armoniche di alcune canzoni che riescono a mantenere alta l'attenzione di chi ascolta. Il lavoro di arrangiamento mostra una band matura che sa cosa vuole tirare fuori dai propri strumenti e la produzione resta aderente a questa sicurezza, con un buon trattamento dei suoni e la capacità di incanalare le scelte produttive in modo da valorizzare la strada segnata dall'ispirazione compositiva.
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