Il nuovo volto di R.Y.F presenta stile e modelli compositivi diversi ma riesce a tirare fuori dal cilindro un album di rara e oscura bellezza
Non lasciatevi ingannare più di tanto dalla copertina al sapor di dance floor in salsa mainstream perché Everything burns, il nuovo album di R.Y.F, è davvero un gran disco. Il nobile percorso di Francesca Morello, infatti, prosegue lungo una strada ricchissima di contenuto sia argomentativo che stilistico, arrivando però a destare grandi sorprese dove in precedenza si prospettavano conferme da un punto di vista prevalentemente cantautorale semiacustico che tanto doveva a un talento vocale da primato assoluto su una struttura complessiva minimalista ai limiti del lo-fi.
Proprio in Everything burns, infatti, fanno abilmente irruzione montagne di massicci ma precisissimi arrangiamenti elettronici che rendono l'intero lavoro un continuo flusso di prove cardiache non prive, ad ogni modo, di grande gusto melodico su versanti emotivi tranquillamente accessibili da chiunque desideri lasciarsi trasportare dalle onde sonore in un oceano di sopraffina ispirazione.
Un'ispirazione dichiaratamente derivante da eccellenze contemporanee quali Moor Mother – specialmente nell'impostazione black – e Special Interest – nell'attitudine più marcatamente punk – ma nulla di male si farebbe a sottolineare come una profonda cultura di settore intervenga più volte nel rendere percettibili anche echi mai così lontani di quanto accadde qualche decade fa.
Questo perché la saggezza compositiva e sonoramente architettonica della Morello rasenta livelli veramente elevati, unendo consapevolmente inflessioni wave dalle varie sfumature ad arrangiamenti sintetici duri, oscuri ma, al contempo, molto raffinati nella loro attenzione al dettaglio. Le aperture synthwave di Cassandra, infatti, sposano una predisposizione IDM pur rimandando a un'attitudine New Order inacidita da spunti techno assolutamente mai superflui, ma è solo una delle tante facce della medaglia perché già nella successiva Normal is boring è già tempo di elettro noise con atmosfere dark wave non così lontane dai Cure di Pornography. Seguono ritmiche ossessive in scia Aphex Twin sempre su predisposizione dark ma con risvolti cyberpunk di pura ispirazione Prodigy (Don't panic), ma non mancano tappeti ambient di matrice tumefatta (come la bigotta ossessività della natura relativa ai temi affrontati con estrema determinazione), aperture dream pop e vaporwave sempre in contrasto con un incedere oscuro e sinistro (Not going anywhere), fantasmi blues rock in tessuti sintetici (My sis) e recuperi di un formato canzone di stampo meditativo ora impressi con matrice ballad dark wave (Muzik), ora avvolti da un soffice manto malinconico che non lascia scampo per quanto catartica è la voce portante che fin qui ha condotto l'ascolto (Pocket full of ashes).
Denso, corposo, potente, ossessivo, opprimente ma anche speranzoso, propositivo, ragionevole, amaramente delizioso e raro per un contesto così statico e indegnamente passivo come quello odierno.
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La recensione Everything Burns di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-15 18:48:50
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