Dopo l'interessante esordio con "For pain relief", mi aspettavo che i Three Second Kiss con il loro nuovo album esplorassero nuovi territori, ma non é stato cosi', anzi gli arrangiamenti sono meno complessi, e le canzoni sono più dirette, più scarne. Ci sono troppi pochi segni di stranezza, ma non c'é commercialità, perché il terzetto ha concepito un album più che altro per soddisfazioni personali, senza perciò guardare in faccia nessuno. Le canzoni infarcite di rock'n'roll moderno e spigoloso, oltre che 'quadrate', hanno qualcosa di drammatico e si tuffano spesso in esercizi di stile.
"I cried, you didn't listen" si segnala subito per gli stuzzicanti cambiamenti di tempo ed e' la piu' elaborata dal punto di vista della composizione. "Operation dragon", un omaggio ai films di Bruce Lee, é molto piu' profonda di quello che si sente in superfice, se ci fosse stato qualche arrangiamento orientale con tanto di campanelli e gong, o qualche tastiera di contorno sarebbe stata perfetta. "Pipeline" é più orientata verso il beat rocambolesco, con grande bravura alla batteria da parte di Lorenzo Fortini. La title track si apre con un ritmo a marcetta che ricorda lo sferragliare di un treno ma alla fine é troppo liscia, piatta.
Con questo voglio ribadire che il trio non ha fatto assolutamente cilecca, perché "Everyday, everyman" rimane un bell' esempio di come deve essere un rock veramente indipendente; ma e' anche troppo breve però: dura solo 31 minuti.
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