Invisibile è il titolo dell'ep d'esordio di Karbon, cantautore e chitarrista mestrino che si mette alla prova con quest'opera prima di quattro brani.
Il musicista veneto propone un pop basilare accompagnato da una chitarra che prova a ricamare trame interessanti, parecchio ispirate al blues-rock di matrice anni '70. L'apertura è affidata a "Coez", un brano debole sotto l'aspetto dei contenuti, molto facile da liquidare. Discorso simile per "Un mondo migliore", pezzo che possiede tantissime buone intenzioni ma a livello di songwriting presenta delle criticità forti. Anche per quanto riguarda la tecnica vocale sono presenti imprecisioni che col tempo devono essere gestite sicuramente meglio. Se invece vogliamo concentrarci sull'aspetto chitarristico non c'è nulla da eccepire, sembra chiaro sin dal primo ascolto che il mestiere di Karbon è proprio quello di muovere le dita sulle sei corde: si prenda "Invisibile strumentale" e ci si accorgerà che stiamo ascoltando praticamente un altro disco; si tratta di nove minuti e mezzo di atmosfere che fanno capire la reale vocazione dell'artista mestrino, tra echi di Knopfler e dei Pink Floyd più melodici.
Insomma, non a caso il brano strumentale del disco (che dura quanto gli altri tre messi insieme) è sicuramente quello più interessante. Se non altro, ci offre tutti gli spunti necessari per provare a capire il percorso di questo cantautore esordiente, che deve ancora trovare le misure e le coordinate precise della sua musica.
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