Una cassetta impolverata direttamente dagli anni '90
Chissà se gli anni '90 sono già revival, penso di si, e in questa scia i Moss Garden con MG1 sembrano non essere usciti da quella decade. O meglio, ne sono usciti vivi, vegeti e suonanti, tanto da comporre un EP che sembra provenire da una cassetta impolverata dei nineties. E potrebbe essere un bene, se non fosse per i tanti difetti di questa prova da studio.
Roberto Zampaglione è il frontman – front runner, per loro esplicita dichiarazione – e si sente: la sua voce è molto fuori nel mix e – registrata maluccio, va detto –quasi sovrasta gli arrangiamenti dei brani che sembrano stesure provvisorie e avrebbero giovato di una maggiore attenzione, non solo nella struttura, ma anche nei suoni, più vicini a un demo che a una pubblicazione vero e proprio.
Nella scaletta di quattro inediti e una cover – del progetto precedente di Zampaglione – ci sono canzoni che hanno cambi di tempo, trucchetti armonici interessanti, ma che se dal punto di vista della composizione reggono, suonano come manierismi da sala prove – con imprecisioni anche grossolane e rimediabili con un minimo di editing – mentre i testi avrebbero intenzione politica inespressa e c'è da ricercare una chiave migliore per appoggiare l'italiano su questo genere a metà tra il post rock e l'hair metal.
Se a un ascolto distratto le prime apparenti influenze sembrano Scorpions o Extreme, qualche trovata melodica che li avvicina alle cose più scure degli Jarabe De Palo, mentre la presenza in formazione di sax e flauto ricorda i Men At Work. Tutti riferimenti che suonerebbero anacronistici, ma che con coraggio i Moss Garden provano a riproporre. Ora però bisogna, se non farli suonare moderni, farli stare in piedi.
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La recensione MG1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-15 00:00:00
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