E’ un bel viaggio quello proposto dagli Anatma, band abruzzese dotata di estro e creatività.
Il loro percorso mette insieme elementi diversi, mescolando jazz e sonorità orientali. Un connubio che sulle prime incuriosisce per la sua originalità, poi coinvolge per la qualità della scrittura e dell’esecuzione, e infine conquista per il fascino trascinante di questi brani, quasi interamente strumentali e pieni di vitalità.
A caratterizzare i pezzi è indubbiamente il protagonismo del sitar, che rimanda immediatamente a suggestioni indiane, e la capacità di fondere questo tratto distintivo alla libertà espressiva dei diversi elementi della band. Ne viene fuori un lavoro che sa parlare lingue differenti, che fonde i registri sonori, che si libera di ogni imposizione e diventa universale, sia che prevalga la matrice etnica che le inclinazioni jazz.
Una contaminazione profonda e duratura da apprezzare sia nei singoli passaggi che nel suo insieme, che grazie ai continui scambi tra i musicisti, lasciano all’ascoltatore una piacevole sensazione di trasporto e di libertà.
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