Cosa succede se un certo tipo di hard rock tendente all'heavy metal, in diramazione gothic con voce femminile, si scontra frontalmente con la new wave storica? Succede che quella sorta di fascinazione per i The Cure della trilogia dark viene invitata a cena da Ozzy Osbourne e porta con sé anche Ian Curtis e Peter Murphy. Ma loro, non contenti, chiedono se possono presenziare senza rinunciare alla custodia del trio Maroccolo-Pelù-Fiumani, preso di forza dai giochi di gioventù in compagnia di un Godano che interrompeva le partitelle alla PlayStation coi gemelli diversi Cornell e Weiland di passaggio a casa sua in un pomeriggio qualunque.
Certo, detto così sembra chissà quale macello. In realtà si tratta della impressionante sostanza sonora che emerge dai mille spunti forniti da un album come Fracture, l'esordio sulla lunga distanza dei fiorentini Absence. La proposta avanzata da Jody Casini e Lorenzo Lippi – ex chitarra e batteria degli Ingrid Khold, ora uniti alle quattro corde di Federico Coppola e della incantevole ugola di Francesca Rigutini – non ci pensa due volte a distribuire equamente le carte in tavola. Quella che può risultare come una formazione da puri hard-rocker di stampo 'sabbathiano', infatti, si trasforma in fonte di sorpresa laddove evidenti fascinazioni post punk e wave più mature entrano in gioco a fare i conti con ammiccamenti alternative e, di tanto in tanto, diramazioni post-grunge.
Fracture è una continua dissezione di potenziali direttive wave di partenza – su ispirazione sia anglosassone che nostrana: Joy Division, Bauhaus, Litfiba, Diaframma e via discorrendo – in cerca di un continuo cambio di registro che, a primissimo impatto, può far pensare a impressioni di Lacuna Coil con chili di metallo in meno (più per il timbro della Rigutini, in verità), per poi esplodere letteralmente in rimandi indie con ammiccamenti shoegaze al vetriolo (forse Active smog), ballate dark con incedere sinistro (Childhood), escursioni orientaleggianti sia nelle scelte melodiche che nella cura dei suoni (Dangerous illusions), tendenze hard blues con retrogusto stoner (Feed me) e puntatine in casa Stone Temple Pilots e Marlene Kuntz dei primi 2000 (Without you).
La qualità iniziale c'è tutta e va sguinzagliata senza timore alcuno. Toccherà dare una direzione definitiva al progetto e, in quel caso, sarà ancora più interessante vedere dove porterà la strada prescelta.
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