Che Napoli sia una città che ama sperimentare musicalmente lo sappiamo, e da sempre i progetti più interessanti di commistione sonora vengono da Partenope. Post Fata Resurgo è un progetto che si colloca esattamente nell'ambito del "laboratorio" musicale, quello che negli anni '90 ci ha dato 99 Posse e Almamegretta, e che negli '00 ha visto Clementino comporre le sue rime strimpellando una chitarra.
Il progetto si presenta come "non musica Rap ma Rap su musica" ed infatti il disco si distanzia dalle solite produzioni, avvicinandosi più alla world con un cantato rap appoggiato su basi suonate e che spaziano tra i vari generi – si apre con un brano strumentale, A, che da solo vale il prezzo del biglietto – e che, per assurdo, risulta ancora più credibile proprio quando si allontana dai beat classici e circonda il rappato di un contesto sonoro da "canzone".
C'è la religiosità, la fratellanza, c'è l'acqua e il fuoco, il sacro – dalle feste patronali agli interclalari dedicati ai santi – e il profano – una volgarità di alcuni termini, realistica e necessaria. Le infinite e proverbiali contraddizioni di Napoli e della sterminata provincia sono tutte in questo disco made in Castellammare di Stabia – e infatti il dialetto è lievemente differente dal napoletano puro, rendendo i cantati ancora più particolari e distanti dal "resto" della sconfinata classe dei rapper campani o in lingua napoletana.
Tante le citazioni sparse nel disco, dalla tradizione classica napoletana – che ricordiamolo, portò alla nascita della forma canzone pop – fino a Dante: se 'O rap d'e scugnizze rilegge 'A rumba d'e scugnizze di Viviani, facendo camminare il suo presepe di mestieri sul beat, mentre Chella ca move 'o sole e ll'ate stelle è un romantico omaggio fusion al verso del Paradiso. Non mancano però frasi popolari, come A Quanto 'o Vvinne?, la tombola di 22 e 55 Museca e le varie Madonne ad accompagnare il percorso di questo disco.
Un percorso pieno di collaborazioni, di fatto un disco corale, con molte voci ad impreziosire i brani come le Ebbanesis o Daniele Sepe al sax su Mamma d'o Carmene! per un progetto ad ampio raggio che racconta un territorio, con qualche perdonabilissima ingenuità per l'arduo compito di mischiare due mondi senza snaturarli.
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