Edoardo Maggioni (piano, tastiere, moog), Marco Leo (chitarra), Konstantin Kräutler (batteria) e Cesare Pizzetti (basso, contrabbasso) hanno realizzato nel loro piccolo, forse piccolissimo, un grande miracolo: infatti con Ujigami gli Ujig sono stati in grado di farci ricordare che, a volte, realizzare un disco di jazz, un buon disco di musica jazz, si può fare anche in modo semplice, diretto e cristallino come un ruscello di alta montagna. Per comprendere meglio queste mie parole, che mi rendo conto possano risultare un poco sibilline, vi invito all'ascolto dell'ultima traccia delle quattro, ovvero Pokemon Shock. Come vi accorgerete questo è un brano non complesso, quasi elementare nella sua evoluzione, che però anche dopo plurimi ascolti conserva la sua purezza e di intenti e di realizzazione.
E questa "purezza e chiarezza" di fondo anche in Odota: non ci sono virtuosismi fini a se stesso ma tutto è essenziale e "giusto", nulla è superfluo ma tutto è necessario. Ecco allora che questo album ha la stessa valenza di un trattato di architettura contemporaneo: zero fronzoli ma tanto jazz o, se preferite, minimalismo funzionale. Perciò viene spontaneo chiedere al gruppo lombardo di realizzare un lavoro a più ampio respiro. Detto infatti della bontà delle quattro tracce qui contenuto, è lecito domandarsi se gli Ujig saranno in grado di replicare anche su disco questa (meravigliosa) semplicità di intenti. Io non vedo l'ora di ascoltarli e voi?
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