Fabio Armani ha una biografia bella densa, un profilo di polistrumentista, compositore e direttore artistico che in oltre vent’anni si è speso tra una montagna di progetti diversi e collaborazioni orbitanti intorno ai poli del jazz, della classica e della world music. Questo ‘Surfaces and Essences’ raccoglie e riflette in una confezione formalmente impeccabile il background poliedrico del musicista romano e mette al centro di quasi tutte le 11 composizioni il pianoforte acustico. Situando il baricentro complessivo intorno ad una declinazione postmoderna di musica classica ibridata con (molto) jazz, elettronica, rock e musica elettroacustica con un’impostazione molto cinematografica. Un senso narrativo che produce quasi una sorta di musical muto, raccontato attraverso note gravi di pianoforte e archi barocchi con una carica emotiva tragica, e riveste il tutto di un velo gotico e drammaticamente sensuale. Dall’unico brano cantato (Imp3rfection) ci arrivano vibrazioni progressive a metà fra il classicismo albionico dei Genesis e le più oscure convoluzioni degli A Perfect Circle. In effetti questo ‘Surfaces and Essences’ è un album che si rivolge a chi apprezza la composizione classica contemporanea ma anche a chi si fa appassionare dalla tavolozza emotiva di un certo tipo di rock e derivati, al di là delle dei timbri utilizzati, e a chi dalla musica cerca una specifica intensità e ‘peso’ narrativo.
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