Un disco in toni seppia, tra sogni, speranze e ricordi d'infanzia: dieci brani in bilico tra passato e futuro di una voce senza tempo
Partiamo dicendolo subito: il titolo inganna, sembra preannunciare un ritorno al rock, alle sonorità della fine degli anni ’90 e di album storici come Mediamente isterica o Stato di necessità, pieni di chitarre distorte e sperimentazione. Ma in Volevo fare la rockstar non è la rockstar, bensì il passato, quell’imperfetto della parola “Volevo”, a diventare fulcro delle scelte sonore e del racconto dell’album. È un disco fatto di sogni e ricordi, di momenti d’infanzia, una fotografia ingiallita ma nitida che abbiamo già pregustato con il singolo Una domenica al mare e che ritroviamo in buona parte del disco, nostalgico ma non stucchevole: certamente tinto di toni seppia.
Dal punto di vista sonoro, Carmen Consoli non è solo tempi andati e nostalgia, e nell’universo sonoro che ha costruito in carriera, questa volta unisce il racconto cantautorale quasi acustico del precedente L'Abitudine di tornare con qualche gioco di loop e sequenze elettroniche ma anche con amplificatori più presenti e colorati sulle chitarre comunque pulite, mantenendo una leggerezza di fondo. Anche nel lessico segue questa strada, meno “consoliano” del solito: la cantantessa inserisce l'attualità nelle storie che racconta, con la critica sociale ai personaggi da cui dipendiamo – Mago Magone, dedicata agli influencer? Ai virologi? Ai politici? – o al sovranismo – L'uomo nero. Non manca la speranza, con riferimenti alla natura che in questi mesi ha saputo adattarsi molto più di noi umani – Imparare dagli alberi a camminare – e l'auspicio che la fantasia torni a proteggere i bambini – Le cose di sempre – da una complicata realtà.
I dieci brani in bilico tra passato e futuro rientrano perfettamente negli stilemi a cui Consoli ci ha abituati: Volevo fare la rockstar aggiorna le tematiche mantenendo strutture solide e immediatamente riconoscibili, tecniche narrative consolidate come la lettera o l’album di ricordi. Esempio massimo ne è la title track che riporta romanticamente Carmen agli inizi del proprio sogno, quando era la splendida bambina sulla copertina del disco, che vedeva il tavolo della cucina come il proprio palco. E, dopo venticinque anni sui palchi veri, Carmen Consoli riesce ad essere contemporanea nella scrittura, ma con la voce senza tempo che profuma di ricordi.
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La recensione Volevo Fare La Rockstar di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-09-24 00:45:00
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