Un po' vivo ed un po' morto non è soltanto il titolo dell'album di debutto del giovanissimo Johantan, rocker classe 2000 alle prime esperienze discografiche, ma è anche l'autodescrizione perfetta di questo esordio discografico.
Gionathan Todaro infatti è il classico esempio di artista emergente di talento che deve ancora comprendere quale sia la strada giusta per lui. In questo disco completamente autoprodotto sono presenti 12 brani di pop-rock punkeggiante che prova a svecchiarsi introducendo contesti e sonorità attuali, ma senza aggiungere praticamente nulla a questo mondo musicale. Ne vengono fuori una serie di brani orecchiabili, tutte potenziali hit, che guardano molto (forse troppo) ad un periodo dorato che negli ultimi anni è stato decisamente surclassato da tutto il resto. I riferimenti sono chiari: tracce iniziali che evocano Blink 182 e Sum 41, derive pop rock ultra-radiofoniche alla Oasis ("Dinamite" e la title track), che hanno come conseguenza naturale la più scontata delle confusioni sonore. Il risultato sembra più vicino ad un ibrido tra i Finley e Daniele Groff con incursioni di Offspring dozzinali a destra e a manca. In più, sono presenti tracce come "Il rumore degli anni" che vent'anni fa avrebbero riempito i palinsesti ti MTV, ma oggi suonano come un tentativo di risvegliare un morto in fase avanzata di decomposizione.
Nonostante qualche bel tentativo di metterla sul power pop melodico ("Baby Nevrotica"), rimangono troppi i vuoti a livello di contenuti e originalità. Di questo esordio rimane il talento di scrivere brani con melodie efficaci, e non è certamente una cosa da poco. Tempo al tempo, il ragazzo è giovane e si farà.
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