Thru CollectedDiscomoneta2021 - Sperimentale, Pop

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Il collettivo napoletano sta provando ad inventare un suono, e al suo esordio arriva già pieno di identità e sfumature

È da un po’ di tempo che c’è una sensazione di attesa verso qualcosa che inizi a edificare sulle macerie digitali della vecchia musica. La trap si è ipersaturata in fretta, i vari revival continuano a susseguirsi senza lasciare più di tanto, ma un po’ di freschezza sembra arrivare da una nuova scena nata a cavallo della pandemia e che ora si muove in bilico tra online e offline. Una bella ventata di futuro soffia dai Thru Collected, un collettivo napoletano che suona freschissimo ma senza fare terra bruciata del passato, e anzi sembra essere qui ad imparare rielaborare da tempo mescolando musica suonata e produzioni, con il risultato di non assomigliare a quasi nulla di quello che lo circonda.

Partendo dal chi: non sono una band vecchio stile né una cordata di voci e produttori, sono una sorta di etichetta strutturata come un collettivo. Specchiopaura, Sano, Alice, Altea e compagnia hanno trovato una formula intelligente per creare un prodotto vario, coerente, instabile e transmediale per prendersi una bella fetta di attenzione, imponendosi con prodotti come il cortometraggio Dronememorie e questo corposo ‘Discomoneta’. Giocoforza, non è facile parlare del contenuto di un disco con tante voci e teste, ma ci proveremo comunque. Ci sono alcune modalità ereditate dalla trap, ritmiche del cantato, autotune, ma con quella libertà di forme e quella cura del sound design, dalle voci sintetiche e stutterrate ai layer di suoni concreti, che dall’elettronica sperimentale negli ultimi anni sono tracimate nella musica nativa di Internet che anche qui si sta iniziando a chiamare hyperpop. C’è anche tanto delle ritmiche garage e drum’n’bass, cassa da ballare, non banale revival, ma attualissima nostalgia per un passato (mai vissuto) e per le radici di una certa cultura della danza e dell’aggregazione che adesso manca tanto. Ci sono un po’ di chitarre, rimasugli post-emo affidati alla chitarra di Giovanni dei Gomma, arpeggi intrecciati a beat spappolati e una forte dimensione pop, anzi due. Una energica e danzante, punk, e una delicata ed intimista, entrambe racchiuse in testi credibili e tridimensionali, che spaziano dai classici topoi giovanili a riflessioni mature e immagini potentissime centrate sulla musica. Soprattutto nei meravigliosi pezzi con Alice (Atlante su tutti) questa vena si deforma sotto il peso di uno strato di malinconia apatica che fa tanto Gen Z, ma che rimanda anche a gemme di pop elettronico e raffinato del passato tipo quello di Meg.

Citiamo un’artista napoletana non a caso, perché i Thruco sembrano avere in comune con una ristretta lista di partenopei quella capacità di tenere in equilibrio con molta spontaneità e senza artificio una radice linguistica e musicale napoletana con codici più internazionali, riuscendo a fare una roba che non suona necessariamente local ma che difficilmente potrebbe venire da altrove. Nella verve punk di Cantautoraverz, nello slang malinconico di Mullet, nella trama di voci e nell’energia popolare dell’eccezionale A voc ro padrone, insomma, ci sentiamo tutta la Napoli che è ‘una cassa che suona’. A proposito di artisti giovani si parla spesso di urgenza espressiva, di spontaneità che rende accettabile pure qualche sbavatura. Ecco, qui l’urgenza espressiva c’è, ma c’è anche un sacco consapevolezza, delle proprie capacità, dei meccanismi della macchina mercato, dell’importanza dello stare insieme, del doversi confrontare con il il successo e il vil denaro senza esserne succubi. È così che i Thru Collected possono permettersi di giocare con astuzia a mescolare le influenze, prendersi gioco delle definizioni, farsi ascoltare a suon di ‘hyperdub o antipop’ in questa giungla ipersatura di musica e raccontarsi come nient’altro che un gruppo di guagliuni che sta provando ad inventare un suono semplicemente pe campà cchiù bbuono.

Forse ha senso che proprio da Napoli arrivi qualcuno in grado di fare tesoro degli insegnamenti delle tribù controculturali, contenute ma radicate e resistenti in una città da sempre alla provincia dell’impero, e di portarli senza nostalgie nell’epoca della musica liquida, dei confini sgretolati. Passando senza problemi dal centro sociale al club, dalla cameretta e dalle cuffiette degli adolescenti a quelle dei ragazzi cresciuti con il punk. Siamo all’inizio e i Thru Collected con poche mosse hanno già iniziato a creare un suono nuovo, non vediamo l’ora di sentire dove lo porteranno.

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La recensione Discomoneta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-16 12:44:00

COMMENTI (3)

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  • kevin5.elezi3 anni faRispondi

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  • kevin5.elezi3 anni faRispondi

    ringrazio le mie idee che mi hanno dato vita...

  • kevin5.elezi3 anni faRispondi

    ringrazio le mie idee che mi hanno dato vita...