Tra natura e umanità, il delicato dream pop degli italo-londinesi cristallizza il tempo.
Prendi due italiani, mettili a Londra e falli giocare con l'elettronica e con l'acustica, con suoni rarefatti e una voce fatata. Viene fuori il pop ipnotico dei Palmaria, Giulia Magnani e Francesco Drovandi, che prendono il nome da un'isola dell'arcipelago spezzino, e fanno un delizioso dream pop, un po' The XX, un po' London Grammar nei loro episodi più rilassati.
Il miscuglio di lingue viene steso su ritmi rilassati ma precisi e incalzanti, che fanno battere il piede e rilassare la testa, da playlist notturna, da viaggio in relax. Saudade parte dalla tristezza – appunto – per poi diventare un balsamo per il sorriso e il buonumore dell'anima, mentre la pioggia di Lluvia non spaventa ma rassicura che andrà tutto bene.
Paesaggi con orizzonti lontani, suoni piccoli piccoli e riverberi lunghi lunghissimi, arpeggi di chitarra effettati con grazia – Ocean – che vanno e ritornano come onde, perfettamente a metà tra la natura delle musiche e l'umanità dei testi ricchi di incertezza e rassicurazioni – "Could you believe me? If you need me, I'm underwater" – tra immagini morbide anche quando la canzone si fa più classica – Lanes – o la batteria più forte – Crystallize.
La pioggia, l'oceano, i cristalli, i cieli azzurri e i suoni della natura che si impigliano anche tra batterie elettroniche, pad delicati e synth minimali creano una magia capace di trascinare altrove, di fermare il tempo, cristallizzarlo, portandoci da un'altra parte. E lì vorremmo restare.
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La recensione Crystallize di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-16 00:13:39
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