Merli Armisa Lleb 2021 - Pop, Elettronica, Emo

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Il frammentarismo di Merli Armisa sgretola atmosfere new wave in un indecifrabile e sbriciolato pop elettronico

Di Merli Armisa non sappiamo assolutamente nulla, se non che ha un nome strano. Non sappiamo chi sia, ne da dove sia uscito, ma poco importa, perché dal nulla ci siamo visti venire incontro la sua musica, il suo album d’esordio, dal titolo anch’esso criptico, Lleb. Basta fare un giro sui social però, e capiamo che il Nostro si racconta, presenta il suo lavoro con immagini digitali sfocate e ritoccate, alcune di un colore solo, altre con sovrapposizioni di diversi strati, figurativi e non. Diapositive di presentazione.

Partendo da questo spunto grafico è dunque più semplice affrontare consapevolmente il mondo espressivo di un artista particolare quanto il suo nominativo. Merli Armisa sembra essere in  grado di far confluire in un unico largo canale tanti elementi belli da morire, ma che accostati in modo così immediato rischiano di far collassare tutto. I titoli lunghi delle canzoni, il canto malinconico, il lo-fi adattato a un’atmosfera new wave che trasuda così tanta decadenza da rimanere in piedi col nastro adesivo. Potrebbe esserci un crollo, e invece no.

Resta tutto fermo, anzi immobile. Lleb è un pezzetto di granito, di dimensioni non enormi, pasticciato su tutta la superficie, zeppo di tag diverse, che non si muove da lì, e non si riesce a spostarlo. Seppur inanimato sembra guardarti con la faccia di chi sfotte involontariamente, perché sta semplicemente facendo quello che è giusto fare: seguire un flusso.

Merli Armisa compone in questa maniera, naturalmente scomposta. Non è altro che il perfetto interprete di un movimento artistico che sta prendendo sempre più piede negli ultimi tempi, senza che ne sia stata tuttavia coniata l’esistenza: il frammentarismo. Non ricercare più la compattezza di sound, d’intenti estetici o morali, di struttura, non deriva da una mancanza di capacità, ma da un’intenzionale rifiuto. Chi ha perso la fiducia negli eroi, nei personaggi stabili e nei raccordi sull’asse, preferisce il disordine, poetico e ironico allo stesso tempo.

E in questo modo nascono pezzi come Pauline, Ti guardo dentro il mare mentre il sole è troppo caldo, Ho visto le tue mani / / Cadorna o Klondike. Come convivono un riff dei Cure, uno di Generic Animal e il canto su un ramo di un’allodola che ha scoperto di essere disordinata? In primis con una noncuranza che fa impazzire per quanto sia genuina. In secondo luogo con lo splendido lavoro al missaggio di un signore chiamato Fight Pausa, che amalgama atmosfere, e fa sposare chitarre, elettronica e il sax inconfondibile di Adalberto Valsecchi dei 72 Hours Post Fight.

I membri del frammentarismo non avranno capitoli dedicati nei manuali d’arte o storia dello spettacolo. Tra vent’anni il loro operato non vivrà attraverso pezzi da collezione o dischi preziosi d’antiquariato. Resterà una traccia di questa new wave fatta a pezzi, dentro i pochi club rimasti in provincia, soltanto suonata su piccoli palchi. Questa non più nuova onda sbriciolata è un carrozzone che va alimentato, e Merli Armisa ha trovato il momento giusto per salirci.

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La recensione Lleb di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-10-08 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • mario.miano.39 3 anni fa Rispondi

    @gabvollaro grazie per questa meraviglia it-mybloodyvalentine-sarahrecords, è diventato un ascolto costante. Top!