Tutti i residui della musica al servizio di un grande disco
Mental Static di Chelidon Frame mi ha ricordato, in un certo qual modo, la poetica di Camillo Sbarbaro, in particolare la raccolta Trucioli. E il motivo è presto detto: questo particolarissimo progetto musicale, allo stesso modo del poeta ligure del Primo Novecento, va a recuperare gli scarti, i residui, le parti meno nette e definite dei suoni per costruire qualcosa di diverso. Diverso, già, perché è questo l'aggettivo che viene in mente quando si ascolta un brano, anzi una traccia come cargo cult programming, una specie di esplorazione nel buio in cui l'ascoltatore viene immerso in un mondo di suoni oscuri e lontani, rimasugli giustappunto che però, almeno per il mio modo di vedere, donano un fascino eccezionale al progetto dell'artista milanese.
Certamente non è musica "per deboli di cuore" anzi, in certi frangenti, non è neppure musica "schiettamente intesa" quanto più ricerca sonora, nuda e cruda. Se questo per un determinato tipo di ascoltatore può essere un pregio (per me lo è anche perché la qualità media della registrazione è davvero molto buona) per altri potrebbe rappresentare un muro insormontabile. Eppure qui non ci sono remore o paure, qui si fa, si suona e si esplora senza timore di lasciare qualcuno indietro: la poetica sonora dei trucioli musicali di Chelidon Frame non ammette prigionieri ma solo esploratori.
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La recensione Mental Static di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-08 08:13:35
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