I love you I love you I love you watch at me! Questo l’orgasmico grido di Kim Gordon che risuona nell’amigdala ogni volta che il mio sguardo incontra la sigla Drunken Butterfly. Stavolta è stampata su un EP ed è il nome di un gruppo marchigiano che con "Dirty" e le sue canzoni ha ben poco a che fare. Imbragati dalla Fridge Records fin dal 2001, i tre ragazzi hanno alle spalle la nomination di "Pornocoma" per il premio Fuori dal Mucchio come miglior album d’esordio (2003), un tour peninsulare, partecipazioni al MEI e ad una compilation di Musicboom. Presentazione profumata…adesso mordo il cd.
"Aporia" è l’ambiguo nome che incolla le due (o più) facce dell’album: aporia la farfalla e aporia che significa difficoltà logica insolubile. La metafora sorge spontanea: la musica per i Drunken Butterfly è come una farfalla, leggera, inconsapevole, e ubriaca, che barcollando e sbatacchiando svolazza, che tanto la vita non ha strade certe né migliori. Dopo la prima riflessione, provo ad ascoltare il volo sfocato di un’apòria (pensato, arrangiato e suonato in studio). Scopro che non è blues, né noise. E’ un volo elettro-pop, sperimentale. Atmosfere sospese e stralunate. Elettronica minimal per creare vuoti e distorsioni. Testi rigorosamente in italiano, fatta eccezione per la cover di "Who loves the sun" dei Velvet Underground. Pensieri fini e affinati per ogni nota, parola, scossa, rantolio, bronchiolo, coro, sospiro. Basi che toccano Lali Puna e Notwist, o un "Amnesiac" scattoso e dilatabile. Sinth di raucedine, ritmica dosata. Piuttosto di sferzate e crescendi, stuzzicano la carica emotiva d’un carillon, o suoni “senza tempo” alla Sigur Ros, tristi e aulici. La produzione artistica è curata come per il precedente "Pornocoma" da Paolo Bragaglia. Con il risultato di un album maturo e intellettuale, con un’irriducibile forza psichedelica, anche se il tono deprimente prescelto sfiora con troppi play la monotonia.
Aporia: paura di vivere oppure una domanda…ti senti confuso da quando ti sei trasformato in farfalla? Mmm, più che confuso, ubriaco.
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La recensione Aporia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-07-03 00:00:00
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