giuseppedosi Ubuntu 2021 - Cantautoriale, Jazz

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Un lavoro da prendere come esempio culturale per imparare a mettere insieme armonicamente le differenze creando un plusvalore. Un esempio di inclusione in un mondo sempre meno unito.

Ubuntu è il titolo del quarto lavoro in studio di Giuseppe Dosi, cantautore di Lodi, classe '64. Un lavoro particolare, a partire dall'organico musicale che lo compone e cioè voce, tastiere (Fabrizio Trullu), Tromba e Flicorno (Gianni Satta).

Particolare è anche il genere che, partendo dal blues e il jazz, toccando la bossanova e il tango, senza dimenticare il cantautorato classico italiano, diventa qualcosa di unico e goloso. Si parte proprio dalle strutture tipiche di jazz e blues che vengono condite con le figure ritmiche delle danze, pur sempre agli ordini di una voce che declama testi dove si trovano (senza cercarli troppo) il più ispirato Paolo Conte o, ancora di più, l'ultimo e maggiormente sofisticato Gianmaria Testa.

Dentro questa raccolta di sette canzoni c'è l'essenza della composizione musicale formata da solide basi di esperienza e ascolti pregressi, personalità e capacità di non sedersi sui generi di riferimento ma dando uno sguardo lungo verso il futuro, pur servendosi di strumenti così classici per esprimerlo. Come vuole il manuale del blues, l'atmosfera è malinconica, dove la malinconia è solo il primo passo verso la rinascita. Come vogliono il tango e la bossanova, le ritmiche sono suadenti, sensuali e il loro swing costringe a trattenersi dal muovere la testa e il piede.

Divertente il gioco di richiami a Fabrizio De Andrè in "Quello che", dove l'incipit originale della canzone del cantautore genovese viene subito e poi continuamente disatteso, ma in questo caso la citazione "sbagliata" serve a rendere ancora più sincero l'omaggio.

Sensualità non tanto latente che diventa palese, quasi ostentata, quando alla musica si unisce la lingua spagnola, da sempre sinonimo di quell'esotismo più caldo e fisico. Così diventa ancora più interessante l'accostamento di suoni e sonorità, così diventa chiaro che anche la voce è uno strumento che va ben oltre il significato dei fonemi che produce.

In conclusione Ubuntu è un piccolo gioiello fatto di grande sensibilità musicale, grazie anche e soprattutto agli interpreti che l'hanno suonato e un concentrato di cultura e di culture diverse, che unite tra loro sembrano volerci insegnare come dovrebbe essere il mondo, come gli opposti dovrebbero sempre unirsi in modo da far risaltare positivamente le proprie differenze, rendendole uniche e imprescindibili. L'ascolto risulta molto fluido pur senza una sezione ritmica invadente e pur senza escursioni metronomiche degne di nota e alla fine l'orecchio resta piacevolmente soddisfatto.

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La recensione Ubuntu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-12 18:09:52

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