"Questa roba qua è ŕappautorale" dice il piemontese Daniele Occhipinti in un verso inconfutabile del suo album "S.P.U.T.A.", acronimo di "stupide paturnie umane tanto attese": questi otto brani vanno dal flusso di coscienza hip-hop di "Nuovo Nirvana", per guardare da una prospettiva migliore l'ansia del passato, al rap-punk di "Joe Strummer", fino all'ondanomala di un amore surfato via e al riferimento a Luigi Tenco, "Luigi thank u". Sono pezzi di parole potenti, anche ben inventate, per una bella produzione con arrangiamenti suonati, che sono ancora adesso una rarità nel rap game italiano: chitarre, basso e batteria per un suono netto e diretto.
La ballata rappautorale "Hoppaura" sarebbe da proporre come inno generazionale dei trentenni e quarantenni di oggi, sempre molto spaventati di tutto e intimiditi dal mondo, oltre al fatto che bisognerebbe indagare un verso in particolare dopo aver riascoltato il brano "Gaetano" dall'album "Mainstream": "Ho paura della svastica in centro a Bologna, sono io che ho litigato con Calcutta eh".
"2021 é l'anno uno, è perché prima c'ho avuto cazzi" spiega il blues arrabbiato di "Prokrustynation" ma ora sarebbe un peccato dover aspettare altri 16 anni per i nuovi brani di un autore che sa leggere così bene e poeticamente la realtà, riuscendo a essere al contempo originale, contemporaneo e orecchiabile. Siamo nell'era della musica fluida in cui i brani durano mezzo secondo e in cui forse neanche gli artisti stessi si ascoltano più di qualche volta e invece qui ci sono almeno i primi tre pezzi, insieme a "Ondanomala", che meriterebbero un palcoscenico ben in vista sulle piattaforme digitali, in radio e in ogni spazio musicale. Occhipinti non ti nascondere più.
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