Solitudine benefica, funk e soul per dare vita a un viaggio cosmico che parte dall'Abruzzo
Il primo album dei The Tangram, Cosmic Fruits, è uno di quei dischi che si collocano perfettamente dentro uno scenario primaverile/estivo: melodie immediate, groove nei brani e sintetizzatori spaziali sono un buon mix da ascoltare nelle giornate lunghe e soleggiate. Dal quartetto abruzzese emerge un suono versatile e caldo che omaggia svariati progetti internazionali (Empire Of The Sun e Jamiroquai sono i primi che vengono in mente) rielaborati con un taglio personale. Il gruppo è attivo dal 2016 e si è guadagnato un posto nel prestigioso roster di Radar Concerti e Irma Records.
Nell'affascinante viaggio di Cosmic Fruits si coglie l'ottimo lavoro svolto sulla produzione: Valerio Pompei, batterista del progetto, cura con attenzione quasi maniacale tutti i dettagli sonori contenuti nelle 15 tracce. Passando dal tangibile all'astratto, i The Tangram suonano musica solare mentre trattano di temi delicati ed intimi come la solitudine e la libertà all'interno di essa; questa contrapposizione permette di istillare una certa emotività nel modo di cantare che viene recepita dall'ascoltatore.
Il brano di apertura, Why, è diviso in due parti: una breve introduzione su piano e la conseguente esplosione danzereccia fanno intendere la visione artistica del gruppo, il tutto viene sostenuto da un'ottima linea di basso slap. L'ottica pop lisergica arriva anche nelle sonorità del secondo singolo Magical: gli archi di synth sono fondamentali nella canzone, creano una situazione eterea che viene stravolta per sottolineare il malinconico epilogo chitarra-voce (da qui l'emotività di cui si parlava prima). Con una voce acidula contrapposta a un tessuto sonoro ultra smooth si prosegue per Awesome (di nome e di fatto) dove il gruppo scrive un ritornello melodico e catchy che fa immaginare Curtis Mayfield accompagnato dai Tame Impala di Lonerism.
Arrivati a metà del nostro viaggio cosmico ci si accorge che gli stimoli cominciano a essere un po' troppi. Questa è una delle poche osservazioni che si possono presentare nei confronti di Cosmic Fruits: è un album pregno di suoni e melodie ma, dopo 30/40 minuti di ascolto, la concentrazione comincia a calare. A farne le spese purtroppo è proprio Feel, uno dei brani più intimi dell'intera produzione, che ha la sola colpa di trovarsi in una posizione sfortunata nella tracklist dell'album.
Da un punto di vista tecnico i The Tangram gestiscono magistralmente le parti strumentali del disco rendendole interessanti e dinamiche grazie a dettagli che vanno a costruire un tappeto sonoro sempre accattivante. Come si diceva prima, l'unico peccato è l'eccessiva lunghezza del disco, probabilmente togliere qualche brano più anonimo dal punto di vista di songwriting avrebbe reso Cosmic Fruits ancora più immediato.
Poco importa, questo album rimane un ottimo biglietto da vista che suona super internazionale e getta le basi per uno sviluppo artistico davvero interessante.
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La recensione Cosmic Fruits di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-01-26 15:50:00
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