Fuga e ritorno alla musica italiana. Si potrebbe sintetizzare così la più recente stagione creativa di Alessio Peck, monicker sotto il quale si cela un artista che ha scelto la via dell'anonimato, che per Kwaidan Records ha dato alle stampe il suo extended play intitolato “America”.
Un lotto esiguo, formato da sole quattro canzoni dove tuttavia spiccano le collaborazioni ed il perimetro d'azione del registro artistico: Peck è rock che incontra il sintetizzatore, animando un pop scintillante a pieno agio sul dancefloor quanto nelle cuffie dell'ascoltatore. Potendosi fregiare anche della guest performance di Roberto Dell’Era, “America” si rivela dinamico e multisfaccettato: nella brevitas c'è comunque modo di brillare di luce propria e impattare, con magnetismo, le orecchie del fruitore.
Progetti del genere possono dare un respiro di vitalità al panorama nostrano: Alessio Peck è, a suo modo, una variabile della scena emergente che era difficile da prevedere, ma che ora è qui e può (anzi deve) prendersi con merito il suo spazio. Il suo modo di alimentare la creatività attraverso opere inedite lo attende adesso ad una sfida più grande: definire un long play che sappia dirci, sulla lunga distanza, quale fase di maturazione ha raggiunto questo progetto. Fino a quel momento, attenderemo con pazienza.
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