Aria del Collettivo Casuale non sarà, forse, il migliore disco del 2021 ma, senza ombra di dubbio, uno di quelli che maggiormente esprime positività, felicità e gioia, pura e limpida gioia, di suonare assieme. Parto con questa sensazione, che diventa un dato di fatto ascoltando un pezzo come Giuly, perché il lavoro del Collettivo Casuale ha, almeno per me, questo grande, grandissimo pregio. Quante volte infatti le band o gli artisti singoli si vanno a rifugiare nella confort-zone del classico "disagio un tanto al chilo", andando a rinchiudersi nei classici/soliti toni mesti e cupi del "disco da cantautore". E invece no, il Collettivo Casuale dimostra che si può fare musica anche col sorriso sulle labbra senza perdere una stilla di autorevolezza.
Prendente, ad esempio, una traccia come Fabrizio e non venitemi a dire che l'alt-country qui proposto è qualcosa di freddo o dozzinale. Questa è musica palpitante felicità eppure non è mai, almeno quasi mai, stucchevole. Sì certo nel finale l'album si perde un po' ma rimane un ottimo lavoro, anche e soprattutto per la, diciamo così, filosofia di vita e di stare sul palco contenuta. Essere tristi è, spesso, una soluzione di comodo, molto più difficile è avere contezza dei rari, ma presenti, momenti di felicità no?
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