La lotta con gli spettri nella mente in canzoni introspettive ma aperte verso il prossimo. Meno diario segreto e più racconto di una storia.
Il terzo album di Giorgieness prende una strada molto diversa dai primi due. Quattro anni dal precedente Siamo Tutti Stanchi portano in dote una importante crescita, una consapevolezza artistica, vocale e personale disseminata tra le tracce di questo disco. I Mostri di queste canzoni sono gli spettri che ognuno di noi ha nella mente, quelli pronti “a farti credere di essere debole”: una storia semplice, in cui chiunque saprà rispecchiarsi.
Un paio di ritornelli più leggeri – la title track e Maledetta su tutti – non portano il songwriting a snaturarsi, ma soltanto ad aprire altre porte: un album più aperto, più largo, rispetto ai precedenti lavori, più oscuri e chiusi in loro stessi. Stavolta le canzoni sono profonde ed introspettive ma aperte verso l’esterno, verso il prossimo. Meno diario segreto ancora sanguinante e più racconto di una storia ormai asciugata sulla carta.
Le sonorità, un tempo più buie, qui si illuminano anche grazie al grande lavoro di produzione del trio formato da Marco Olivi, Davide Napoleone e Ramiro Levy dei Selton – quest’ultimo alla prima esperienza di produzione. Più sintetizzatori sia melodici che ritmici, più tessiture di archi ad accompagnare le ballate e una voce mai così precisa e potente. Forse spiacerà a chi amava la sporcizia dei primi due dischi, ma Mostri apre un’epoca meno istintiva e più ponderata, più curata, sia per la scrittura dei testi che per la composizione e per il vestito sonoro di Giorgieness.
Non mancano comunque i marchi di fabbrica di ogni progetto di D’Eraclea come i riffoni distortoni – Successo – e la canzone strappalacrime – Anima in piena, una Non ballerò upgradata. Canzoni anche più pop, che permettono a nuove influenze di risaltare: dal rock acustico de Il giardino del torto al pop raffinato à-la Lana Del Rey di Supereroi fino al mellotron Beatlesiano di Gilda.
La paura, la lotta contro quei fantasmi, l’incontro e lo scontro con gli spettri, l’inquietudine, il buio e la luce nei rapporti con gli altri e con sè stessi. Nonostante qualche luce in più rimangono e vengono raccontati lucidamente e senza pesantezze: questo disco non dà soluzioni, non vuole consigliare ricette per affrontare e sconfiggere le paure, ma vuole farsi medicina per stare un po’ meglio. Nelle undici tracce è evidente che Giorgia abbia visto la cura nella scrittura di questo disco, nella speranza che, per qualcun altro, la cura sia ascoltarlo.
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La recensione Mostri di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-10-29 12:26:00
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