I Vanishing Twin tornano con un racconto ascensionale. Linee di basso importanti e azzardi tastieristici, per un disco da ascoltare a ripetizione
Groove dallo stile inconfondibile anni '70, tra il funk più compresso e le incursioni afro, rocce nello spazio, terreni lunari, e un basso ingombrante che detta la linea a tutto il resto. Così si presenta il nuovo disco dei Vanishing Twin, Ookii Gekkou. Ad accompagnare questo grande inizio ci sono due video animati. Nel primo vediamo la luna abitata da piante e strani esseri di plastilina che si muovono in stop motion. Nel secondo prendono vita alcune figurine, che girano sul proprio asse sopra un piedistallo, in non-luoghi che citano De Chirico, di certo alla ricerca di un segno, come recita la canzone Phase One Million.
Il viaggio che la band londinese ci propone al suo terzo appuntamento discografico è certamente di matrice verticale, in orbita verso suoni di navicelle e strani venti che si concretizzano negli strati armonici di un flauto. I Vanishing Twin si divertono a ondeggiare, quasi con indugio, tra il jazz più sperimentale e quello più codificato dentro il calderone delle colonne sonore dei film di genere italiani di cinque decenni fa. In questo senso In Cucina appartiene alla seconda categoria, con il crescente dialogo tra le percussioni e la batteria, suonata ancora egregiamente da Valentina Magaletti, che intesse la trama ritmica per il racconto, portato avanti da tastiera, fiati e un vociare generale di sottofondo, che pare filtrato dalla finestra di una grande città in movimento.
L'aspetto più sorprendente di Ookii Gekkou è la varietà di soluzioni che il gruppo ha deciso di intraprendere per dare al disco uno spessore e una qualità che andassero oltre la bravura tecnica. C'è una serie di tracce infilate una di seguito all'altra per una ragione ben precisa, ossia la ricerca di una continua variazione tra il chiaro e lo scuro. Con questa alternanza viene a caratterizzarsi lo splendido racconto che ci scorre nell'impianto. Wider Than Itself arriva ad ammorbidire l'atmosfera, portando con sé i toni del cantautorato psichedelico più freddo. Allo stesso modo non deve stupire l'incursione immediata dei vocoder di Light Vessel, circondati da una struttura puramente jazzistica.
Fa tutto parte del saliscendi che si chiude definitivamente con l'ultima risalita, The Lift, traccia realmente da ascensore, tremendamente accattivante. Ci aspettavamo il finalone, appassionato e spaziale, e invece i Vanishing Twins hanno optato per l'anestesia, per gli sguardi di circostanza. L'epica può aspettare, la musica con l'M maiuscola no.
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La recensione Ookii Gekkou di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-16 12:57:59
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