Un omaggio al prog sinfonico nascosto da troppi suoni e una pretestuosa ricerca del complesso.
Tutto è, tranne che un disco facile. Fatto di contrasti, dissonanze, suoni difficili e complicati da abbinare e che a volte nemmeno sembrano suonare bene insieme. The Nothingman vorrebbe essere un omaggio al prog sinfonico, come il Concerto Grosso dei New Trolls o riferimenti simili, ma già dalla suite d'apertura è lampante il primo limite di questo album: i suoni sintetizzati di buona parte della sezione orchestrale rendono poco realistici e ancor più artificiosi i contrasti tra ritmiche diverse e soprapposte.
I testi orwelliani nascondono alcune buone scintille creative sotto i troppi strati di un disco che qui cita i Beatles, qui Zappa, ma questi mostri sacri prestavano attenzione a creare musica complicata, multiforme, complessa nella composizione, ma che risultasse d'intrattenimento e leggerissima da ascoltare. Qui è l'esatto opposto: nonostante tutto l'impegno nel voler appoggiare l'orecchio a una linea melodica o ritmica, l'ascolto si smarrisce sotto una pretestuosa ricerca del complesso.
Le cose sembrano migliorare quando si vuole andare verso un rock più semplice – Teaser in your eyes – ma la vocalità spegne la compattezza della produzione, così come i virtuosismi pianistici di Uccello Ribelle non suonano come tali, ma come tentativi di ricerca senza soluzione, mentre Indigo Boy sembra una splendida idea per una strumentale, ma da realizzare meglio in studio. Non strafare? Forse avrebbe snaturato la natura concettuale dell'album, ma gli avrebbe dato certamente una dignità migliore, mettendo in luce il riff di sintetizzatore di Terranova, alcune orchestrazioni interessanti sparse qua e là: la voglia di fare un disco difficile, a tutti i costi, è molto peggio che fare, semplicemente, un buon disco.
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La recensione The Nothingman di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-06 00:34:19
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