L’arpeggio di chitarra che apre il primo sospirato disco solista di Lele Battista sembra già dare il tono dell’album: sofferto e bruciante come faville di fuoco o spine di ghiaccio. “Le Ombre” è un concept album, che non narra una storia, ma ruota intorno al concetto di ombra interiore, visto come possibile percorso per arrivare a conoscersi: “è come se intuissi un varco / per entrare nel tunnel della luce”, dice Lele nella title track, risultando quasi montaliano quando piuttosto è tibetano.
Un album compatto anche dal punto di vista sonoro, con un sound decisamente inattuale (ma, come diceva Nietzsche, essere inattuali è una virtù), che affonda le radici nell’opera di David Sylvian, le mischia con il sempreamato Battiato (che spunta anche in un certo modo di comporre i testi), forse lascito anche del tour di “X stratagemmi” cui il fido Giorgio Mastrocola ha partecipato, e qualche suggestione da Sigur Ros e Mogwai (ma, a mio avviso, meno di quanto dichiarato).
Passato il primo impatto, lasciate abituare le orecchie use ad ascoltar godendo l’attuale trend chitarristico, è viva l’impressione di trovarsi di fronte al miglior prodotto di Battista, più maturo rispetto ai tempi de La Sintesi. E anche se si tratta di un album fortemente malinconico, non è di quelli che butta giù. C’è una certa quale serenità che aleggia in questi paesaggi invernali dell’anima. E diversi pezzi rimangono in testa e si fanno cantare (“La voglia di stare con te”, “Piove”, “Quando mi mento”), grazie ad aperture melodiche davvero notevoli e mai banali. Davvero niente male, come dicono gli inglesi: e cioè è un complimento. Bel disco. Bravo.
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La recensione Le Ombre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-04-17 00:00:00
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