Il nuovo lavoro di Granato, alter ego duplice di Francesco Bianco e Alessandro Cicala, è un cocktail raffinato e senza tempo di drum machine, chitarre pulite e sporche, texture elettroniche, synth vintage, incasellati in una struttura riconoscibile ma quasi mai anonima. A voler giocare a trovare i riferimenti, c’è più o meno tutto quello che è germogliato all’incrocio tra elettronica e pop/rock con vocazione autoriale, sui lidi mediterranei ma non solo: cogliamo echi di Kraftwerk, The XX, Matia Bazar, Battiato, Bluvertigo, CSI, I Cani, Baustelle, a volte distinguibili in maniera più nitida, spesso mescolati in amalgama imprevedibili (Enter price). Il meglio Granato lo trova quando riesce a stare a metà tra la ricercatezza battiatiana ( i dettagli di violino nell’opener), il pop elettronico come riscritto negli ultimi due decenni, e la botta ritmica che racchiude quasi tutto in una dimensione, almeno potenzialmente, danzabile. O quando, viceversa, rallenta aprendo a scenari rarefatti e ricami post-rock (Grano, Complessità). Meno entusiasmanti invece i momenti più rock, legati ad un immaginario post-punk filtrato dalla stessa lente dell’indie italiano del decennio scorso, che si reggono perlopiù sulle buone intuizioni di testi semplici ma a fuoco (Il tempo libero). Proprio dai versi emerge però uno sguardo socio/politico che cerca di andare oltre il classico commentario sociale a costo zero, provando ad affrontare temi generici (rapporto uomo-macchina, sfruttamento intensivo dell’ambiente, idiosincrasie della vita nel capitalismo avanzato) con uno sguardo alla sfera intima e alla dimensione, con quella postura ieratica che abbiamo imparato ad apprezzare nelle migliori penne “alternative” italiane così come nel pop più raffinato di qualche decennio fa, sulla quale Francesco Bianco ricama una sensibilità melodica relativamente contemporanea. La poetica di ‘Canzoni per giovani adulti’ però è tutta da scoprire; sarà il sound design della voce e la produzione che a volte maschera, in maniera intelligente, le parole, sarà che anche le linee vocali sono organiche a quel senso estetico trasognato e misterioso che anima tutte le 8 tracce, anche nei momenti di suono e dinamica più spinti ed espliciti, e che invoglia ad approfondire l’ascolto e a scovare i dettagli nascosti in questa promettente mezz’oretta di musica.
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