Il folk è una questione molto delicata. Genere musicale spesso indefinibile, negli anni bistrattato e legato ai suoni della musica celtica rimasticata dalle mode del pop. Chitarre e banjo con le pianoline. Ma il folk è prima di tutto una musica che parla attraverso la terra e le radici, un racconto individuale o collettivo che coinvolge ogni tipo di mitologia o racconto locale, e la fa uscire dal suo piccolo recinto. Come un regalo in traduzione, affinché il mondo possa capire.
In questo senso OLTRA LAMENT di LAMIEE è totalmente ascrivibile ai dischi folk. L'opera è basata sullo studio delle masche, figure del folklore piemontese, capaci di crudeli sortilegi di vendetta o di protezione, a seconda dei comportamenti umani nei loro confronti. All'interno dell'ep le cinque tracce sono dei lamenti, come suggerisce il titolo, di lunghezza variabile, e umani solo in alcuni casi.
A volte sembra essere la natura a parlare attraverso i flauti, seguiti da un'elettronica che funge da artiglieria pesante. Il paesaggio comunica, arrivando in certi momenti a scandire ritmi danzabili dentro il marasma dei rumori, altre volte dilatando il suono modulato che arriva persino a distorcersi nella sua dolcezza, nella traccia conclusiva Comando. Così LAMIEE prova a mostrare la sua capacità di spaziare dalla noise all'ambient, mantenendo un filo del racconto visibile, seppur sottile.
L'estetica del musicista piemontese è ben chiara e soprattutto credibile, e nei minuti centrali dell'ep raggiunge il suo apice di intensità e caratterizzazione. L'unica pecca di OLTRA LAMENT è probabilmente l'inizio, tecnicamente freddo e inespressivo, cupo al limite del coprente, che soffoca l'orecchio, e rischia anche di soffocare la voglia di andare avanti. La forza di LAMIEE sta nel calore del racconto popolare, senza parole, solo con una moltitudine di suoni sparpagliati con acume. Così le masche prendono vita, non andiamo a disturbarle.
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