Dodici cover senza prendersi sul serio, perchè le canzoni non sono templi intoccabili.
Già Lacinskij è un personaggio particolare, che destruttura se stesso e la propria entità artistica scorporandola da Giuseppe Schillaci e da tutto ciò che abbia fatto finora per diventare il proprio “alter ego polacco”; qui, allo stesso modo, applica questo approccio a dodici canzoni, dodici cover, prodotte in collaborazione con altrettanti artisticon cui condivide un rapporto di amicizia, un percorso comune sopra e sotto i palchi italiani.
Non è un disco ironico, di quelli che dissacra le canzoni per bullarsene, maè un disco che non si prende sul serio, il che è un bene, perchè si permette di rendere quasi elettronica L’immensità di Don Backy senza snaturarne la melodia eterna, ma anche di innalzare a ballata eterea Però Quasi di Freak Antoni con la voce di Alì, così come incartare di malinconiaSmall Town Boy – che pare uscita dalle demo di Random Access Memories dei Daft Punk – oppure portare Time di Tom Waits in un negozio di giocattoli.
Si tirano fuori anche curiose chicche dimenticate, come Polisex di Ivan Cattaneo, Un fuoco dei Denovo – conterranei dell'autore dell'album –, Barbara di Enzo Carella, T’Innamorerai di Masini, quella si, cantata con intenzione da karaoke in birreria da La Tosse Grassa. Lacinskij dopo aver accompagnato undici colleghi in questo viaggio in diverse scritture tiene per sè La Stagione Dell’Amore, che riarrangia esasperandone l’anima elettronica con un cantato – anche qui – quasi ubriaco.
Le ReCover Session sono un disco che rilegge i brani a volte prendendo un dettaglio della canzone e ingigantendolo, altre volte portando la canzone in un punto diametralmente opposto a quello di partenza, ma sottolinea e rafforza il concetto che le canzoni non siano templi intoccabili, ma laboratori in cui giocare.
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La recensione The Re-Cover Session Vol. I di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-13 23:37:44
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