Signori, giù il cappello! I Musetta, da Cassina de’ Pecchi, provincia di Milano, sfornano il miglior disco di nu jazz italiano che mi sia capitato di sentire. Sulla scia di Koop e Portishead, sfornano un EP che se fosse uscito nel 2001 avrebbe fatto gridare al miracolo. Ma, pur essendo venuto dopo quel “Waltz for Koop” giunto da Uppsala, rimane un disco bello e senza tempo, quasi con la statura di un classico.
Composizioni nel solco del genere, ok, ma che vivono di vita propria, senza scopiazzature. Al massimo una citazioncella nella strofa di “Ophelia’s song” e una strizzatina d’occhio in “Standing by My Side”. Bella la voce di Marinella Mastrosimone, ottimi gli arrangiamenti e le musiche di Matteo Curcio. I brani disegnano orizzonti intimi e infiniti al tempo stesso, un senso di scoperta aurorale del creato che incanta e conquista, un mondo di bellezza disegnato da un architetto ambientale, la stessa grazia razionale ma apparentemente naturale di un giardino giapponese.
Si percepisce una padronanza tutt’altro che superficiale del genere, e un gran gusto nel non eccedere mai con una nota di troppo. Mi ricordano una versione soft dei Lamb di “Fear of four" o, a tratti, dei 4hero molto, molto meno barocchi. Non è poco.
Insomma, gruppo da applausi che, sì, parla un linguaggio internazionale, ma – ecco il difetto da pignoluccio - senza declinarlo nell’idioma locale. Quello che, in altro ambito musicale, rende irresistibile all’estero la house francese (il french touch). E che spesso (non sempre), manca ancora agli italiani. Perciò, “solo” un quasi primascelta. E buttalo via.
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