C’è una Torino che sperimenta, gioca a fare l’alternativa e poi si scopre dannatamente mainstream, che si sente a proprio agio tra i murazzi ma anche in un palasport adatto al sold-out. E ogni tanto se ne va pure in classifica, senza vergognarsene nemmeno un po’. Poi c’è un’altra Torino, dal taglio artigianale, legata alle radici, forse più cialtrona e per certi versi anche più simpatica. Ma in fondo si tratta della stessa città perché, alla fine, tutti suonano con tutti, e da quelle parti non si vergognano nemmeno di questo, anzi.
Prendiamo “Folk And Roll”, opera prima di El Tres: in mezzo ci sono Mario Congiu, Roberto Bovolenta degli Amici di Roland, Vito Miccolis, che ha passato la vita con (tra gli altri) Mau Mau, Persiana Jones e a divertirsi su Radiodue. Gente con un curriculum di tutto rispetto, non c’è che dire, che però ha trovato tempo e voglia per autoprodursi un disco. E riempirlo di rock and roll. Con la spina staccata (a parte una slide e poco altro), guardando come modello il clan di Celentano e tutti i suoi urlatori (che so: Ghigo, Ricki Gianco…). Altro che avanguardia e sperimentazione, questa è roba del secolo scorso, solo arricchita da un gran bel lavoro dei percussionisti, da un’architettura ritmica di prim’ordine.
E poi ci si diverte. Tanto. E quando ci si diverte davvero, come in questo caso, non si può chiedere di più. Specie di fronte a canzoni ironiche, di passaggio tra amori disperati, racconti adolescenziali, piantine di maria da salvare. E di ballate piene di passione, scritte ricordando l’Italia del ’53 (“Arresti Domiciliari”) il pericolo fascista (“Una Persona Per Bene”). Che poi “Spaghetti Swing” somigli un po’ troppo a “Mamma Voglio Anch’io La Fidanzata” di Natalino Otto e “Tribesmnen” ricordi “Misirlou” di Dick Dale and his Deltones (insomma, “Pulp Fiction”), si può anche fare finta di niente.
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La recensione Folk And Roll di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-04-03 00:00:00
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