Il percorso del duo italoamericano I'm Not A Blonde prosegue con gran classe e sposta in avanti l'orizzonte del savoir-faire stilistico
Non può che essere genuinamente affascinante e mirabilmente coinvolgente un lavoro in studio come Welcome shadows, la nuova prova sulla media distanza del duo italoamericano I'm Not A Blonde, al secolo Chiara Castello e Camilla Matley. Vuoi per la sincerità con cui vengono affrontati temi decisamente non facili da trattare, vuoi per la sapienza del tocco con cui giostrare il caleidoscopio di colori sonori calati in tavola, un semi-album del genere contribuisce a rendere l'ascolto veramente quello che – almeno in questo caso – dovrebbe essere, vale a dire né più né meno che una graduale immersione nei meandri più profondi di anime in continua ricerca di un'esistenza consona alle proprie caratteristiche e alle proprie più o meno inconfutabili esigenze interiori.
Tutto questo attraverso un corpo sonoro, certo, breve ma realmente intenso, fatto di scambi emotivi e andirivieni concettuali proposti all'orecchio con grande savoir-faire e senso della melodia, ma anche con considerevole conoscenza dei mezzi, tanto tecnici quanto cognitivi. A tal proposito – e per raggiungere i traguardi che il duo, evidentemente, osserva da distanza di sicurezza ma arriva a tagliare con grande tatto e maestria – non è un caso se l'approccio synthwave di partenza comincia fin da subito a bagnarsi in ruscelli dream pop che conservano il formato canzone e, anzi, lo elevano grazie a piccoli spunti IDM e, soprattutto, efficaci armonie vocali in continuo scambio sensoriale. Perché di lì a poco il gioco aprirà le porte a diverse vie maestre, alcune fatte di un velato synth pop su soffici tappeti quasi vaporwave, altre ai limiti dell'electroclash – guarda caso viene da pensare proprio ai Ladytron con una di cui costola proprio il duo italoamericano ha collaborato in precedenza, il signor Daniel Hunt – e altre ancora ammiccando ai Depeche Mode semianalogici di ultimo periodo con invoglianti incursioni da dance floor, fino a culminare in sorprendenti elementi ballad dal fascino straniante dovuto a improvvisi dirottamenti wave onirici in scia, si direbbe, anche prog/psichedelica.
Delizioso lavoro, per davvero. Solo una curiosità sorge spontanea in merito alla possibilità di alzare l'asticella dell'originalità utilizzando esclusivamente la lingua italiana, visto che si tratta comunque di una opzione presente a tratti. Ma poco importa perché la qualità è sopraffina e la classe è da tramandare.
---
La recensione Welcome Shadows di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-23 19:03:00
COMMENTI