Painkillers and Wine è il titolo del primo disco dei Monoscopes, band veneta guidata da Paolo Mioni, polistrumentista padovano con un passato nei mitici Jennifer Gentle. A lui si sono aggiunti in seguito Francesco Sicchieri alla batteria e alle percussioni, Francesco Pagliarin al basso e Marco Degli Esposti alla chitarrae alle tastiere.
L'album, registrato e mixato da Mioni con la collaborazione di Marco Fasolo, esce per Big Black Car (etichetta fondata dalla stessa band). Si tratta di un disco di dieci tracce che spaziano tra rock psichedelico e una specie di folk primordiale e autodistruttivo, affrontando il tema del dolore attraverso la musica. I Monoscopes ci regalano un disco per esorcizzare la sofferenza, proponendo un viaggio sonoro all'interno di un ventaglio di ferite esistenziali e di percezioni dolorosamente umane, come se il dolore fosse una parte fondamentale dell'esistenza, qualcosa che in fondo ci fa sentire vivi. E così abbiamo brani che parlano di persone care che perdiamo per strada, tracce che affrontano il tema della droga e dell'autodistruzione, quello della paura del palcoscenico e, ovviamente, l'amore. Con un'attitudine spaventosamente anni '90, la band veneta riesce ad emozionare con brani come "Hospital Room" e il grunge di "The Edge Of The Day", ricorrendo quando possibile a melodie chitarristiche di pura grazia sonora, come in "Standing By The Light" e "Sometimes You Just Get Lost". Un viaggio che si porta dietro l'eco dei Big Star e dei Pixies, ma con un posto speciale per gli Spiritualized e i Velvet Underground.
Quello dei Monoscopes è un esordio convincente, ricco di sfumature esistenziali e profondamente malinconico. All'interno dei brani si percepisce forte la componente autobiografica: la band ci trascina in un buco nero di emotività e sofferenza attraverso note tristi, atmosfere realistiche e annebbiate, chitarre che piangono da ogni singolo accordo. Decisamente un bel biglietto da visita.
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