Prosegue attraverso sentieri importanti la carriera discografica di Floriana Cangiano, in arte Flo, bravissima cantautrice partenopea nonché una tra le più interessanti voci del panorama cantautorale nostrano. Interessanti non solo su sponde legate al puro talento, ma anche per quanto riguarda la capacità di mettere la propria abilità a disposizione del contenuto. Si tratta, infatti, di una versatilità comune a pochi e che si sposa benissimo col senso espresso da una sorta di vero e proprio concept album.
Il nuovo lavoro in studio Brave ragazze, infatti, parla di condizione femminile nello specifico della capacità di portare a compimento dure battaglie allo scopo di raggiungere obiettivi di vitale importanza per l'ottenimento di successi culturali, in termini sia artistici che antropologici. E lo fa assumendo un punto di vista strettamente interno ma abilissimo nel dimostrare come una simile argomentazione sia universalmente condivisibile e di fondamentale importanza discorsiva ora più che mai, dai Quartieri Spagnoli al centro di Kabul, dal Rio de la Plata alle più sperdute e incolte periferie romane. Diversi sono, infatti, gli idiomi selezionati da Flo per narrare le gesta delle grandi donne evocate da ogni singolo tassello di questo delicatissimo gioiello di composizione. Scelta, questa, decisamente non estranea alle produzioni precedenti ma, in questa sede, ancora più marcata e incisiva nella sua possente capacità di consegnare il messaggio al giusto destinatario.
Brave ragazze è un lavoro saldamente ancorato alla tradizione ma, al contempo, così libero da vincoli e paletti di ogni sorta da riuscire a intraprendere un sontuoso viaggio in giro per le periferie del mondo nel tentativo – riuscito – di uniformare il sentire umano al cospetto di una sola grande lingua emotiva.
Musicalmente parlando, siamo in territori puramente folk ma gradevolmente infarciti di solidi spunti legati a mondi apparentemente divergenti ma, in realtà, perfettamente in sincrono con il conferimento di senso complessivo – merito, in questo, sia della collaborazione col polistrumentalista Michele Maione che della discendenza diretta dagli insegnamenti di Daniele Sepe. Il grande gusto complessivo per la melodia, quindi, si scinde in cristalli latineggianti sia di matrice mariachi che di impostazione da pura milonga. Ma la strada intrapresa porta anche verso lidi popolari partenopei, diramazioni ritmiche mediterranee, stazioni bossa nova e notevolissime incursioni nel cantautorato puro – esemplare la poesia di Maddalena, per certi versi in richiamo al De André di Anime Salve – a volte infarcito di misture lievemente prog – Ferma zitella, altro bel gioiello – a volte convertito in stornello a mo' di Gabriella Ferri degli anni migliori con tanto di citazioni felliniane. C'è spazio anche per la canzone napoletana classica – sottili analogie, forse, tra Connola senza mamma e I' te vurria vasà – e derive mediorientali in comune accordo con tammurriate nere dentro e fuori.
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