Stefano Nerini giunge al quarto album nel segno della continuità
Continuità. Se dovessi scegliere una e una sola parola che accompagni questo quarto lavoro di Stefano Nerini sarebbe proprio questa, continuità. Già perché dopo una carriera, ormai, abbastanza lunga, l'artista di Teramo ha posto alcuni "paletti fissi" nella sua produzione. Ovvero un certo respiro poetico e amore per la dimensione onirica che anche in questo Try viene confermata. Purtroppo, e un pezzo, seppur buono, come Bonsai è lì a confermalo, a non cambiare è anche il livello di produzione, sicuramente non così "di livello".
Se ascolterete anche voi le composizioni per pianoforte di Nerini vi accorgerete, infatti, che laddove l'ispirazione vi sia, e quasi sempre c'è (a parte all'inizio, visto che la prima parte, almeno per il mio di ascoltare la musica, l'ho trovata abbastanza debole) la qualità sonora viene sempre un po' meno. Peccato perché quando la produzione e, perché no, la durata stessa dei pezzi, è un po' più concreto e, come dire, "nerboruta" l'ascolto si fa davvero piacevole. Un esempio è Little improvisation in C minor, un pezzo che ho gradito particolarmente anche per la dimensione spaziale che, ogni tanto traspare.
Insomma, nella sua "dimensione amatoriale", detto più per la produzione che per la qualità singola dei pezzi, Nerini è un artista interessante. La speranza è quella che possa, presto o tardi, fare un deciso balzo in avanti.
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La recensione try di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-01-09 08:02:35
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