Bellini
Small Stones 2005 - Noise, Alternativo

Small Stones

Il suono dei Bellini può dirsi invecchiato. Una vecchiaia che auguro a tutti. Di quel tipo di vecchiaia che sembra sentirsi "a posto". Che non ha voglia di spostare di una sola virgola ciò che la circonda. Mi spiego meglio: la sensazione è che questo disco non abbia obiettivi. Si può permettere di non averne. Rappresenta una situazione pacifica (vi sembra poco?). Questa estate, durante un'intervista con Giovanna, le avevo chiesto qualcosa a riguardo. Lei mi aveva risposto dicendo che "Small Stones" è come un insieme di racconti. Piccole parti di vita. Devo scrivere che come immagine risolve molto più di molte altre parole. E' vero, questo disco è semplice. "Respira" così. Bisogna ammettere un paio di cose: i Bellini non sono più quel gruppo che stupisce al primo ascolto. "Small Stones" risulta "un po' molle" se messo a confronto con il precedente "Snowing Sun".

Vi assicuro, però, che è un gran disco. Diventa incisivo sulla lunga distanza. Strazia per sottrazione. Il bello è che passa parecchio tempo dalla prima volta che lo ascolti a quando arrivi alla tua conclusione [cioè che "Small" è un disco ancora più "sgradevole", "bastardo"(e, ovviamente, bellissimo) di "Snowning"]. Nel frattempo, hai cambiato mille volte parere e ti sei calato negli stati d'animo più differenti. Quando ti sembrava quasi melodico ("Room Number Five" o "Not Any Man", ad esempio). Quando ti sembrava nauseante, talmente era ripetitivo. Quando non riuscivi a capire dove volesse andare questa chitarra e nemmeno cosa stesse suonando. Quando non capivi se fosse tutto un unico loop che continuava a ripetersi immutato o se i giri armonici stavano cambiando realmente. Arrivi, alla fine, ad amarlo. Tutto qui.

Il cambio di formazione ha riversato cambiamenti nella musica: Daemon Che se n'è andato portandosi via le sue intrusioni elettroniche e i suoi tempi rotti. Fleisig ha portato fluidità, la semplicità che a un orecchio superficiale potrebbe risultare noiosa (ma noi sappiamo già che, alla fine, noia non sarà). Star della situazione Agostino Tilotta, colonna vertebrale di tutto. Giovanna resta una delle migliori voci della nostra penisola. Dispiace che questo disco sia stato così poco apprezzato (sia in generale che dai giornali di musica). I Bellini continuano a regalarci pietre fondamentali per la nostra ossatura musicale e noi rischiamo di farli cadere nel dimenticatoio come una delle tante esperienze math-rock in circolazione? Che ingrati che siamo, noi dell'indie-rock.

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