La ricerca musico terapeutica di Luigi Mattiello tra tradizioni ancestrali e soundscapes naturali
‘Blessin’ fire’ è un disco che si inserisce in un percorso di ricerca più ampio, quello di Luigi Mattiello: il polistrumentista è infatti anche docente di strumenti non convenzionali in musicoterapia a Firenze. Basta questo a suggerire l’idea della musica e della sua funzione sottesa ai 12 brani dell’album, ma anche degli strumenti e delle metodologie utilizzate per realizzarla. Per Mattiello la musica può essere un dispositivo finalizzato al benessere e allo sviluppo armonico dell'essere umano, alla creazione di un dialogo tra le componenti dell’umano e del naturale, una concezione che avvicina la moderna disciplina musico terapeutica così intesa ad una concezione antica del suono, taumaturgica e spirituale; una connessione sottolineata dall’utilizzo di strumenti tradizionali come didgeridoo, flauti, cordofoni e percussioni di vario genere, vicini alle espressioni sciamaniche di varie culture del mondo, che convivono con droni e pad sintetici, con field recording e estratti musica concreta. Elementi che si miscelano in misure diverse lungo lo spettro che vada momenti più canonicamente musicali, sorretti da lunghi pad melodici e animati da evocative melodie solista, fino a veri e propri soundscapes dove suoni della natura sono abitati solo da qualche elemento melodico come le campane, per un risultato profondamente immersivo e vicino più alla musica concreta o addirittura agli ASMR.
C’è un lavoro sul suono efficacemente direzionato verso la creazione di stati di coscienza armonici, a rilassare i sensi e stimolare una fruizione quasi meditativa, si negli intrecci musicali di brani come Waiting For Penelope, che nei paesaggi sonori come Child’s Dream. A smuovere le acque dal pericolo di monotonia emotiva, non mancano increspature e passaggi più cupi e intensi, dalle parti del neo folk/dark ambient, non troppo lontana dal mood di nomi come Wardruna e Heilung, che ritroviamo nelle melodie drammatiche dei cordofoni Daimon, nelle percussioni rituali di The Eye Of The Wolf, nei paesaggi evocativi e malinconici di Blessing My Fire. ‘Blessin’ fire’ rimane un album che richiede un tipo di fruizione particolare, cui va dedicato un particolare tipo di attenzione, alla propria esperienza percettiva più che alla musica insieme, o che viceversa può essere un sottofondo benefico per qualche attività della giornata.
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La recensione Blessin' Fire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-04 22:59:36
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