L’esordio del suo nuovo progetto elettronico si chiamava Maria, come la figlia appena nata. Il primo disco full lenght invece si chiama come un quartiere storico della sua Genova, Maddalena. Non ci sono riferimenti evangelici − o forse sì, chi può saperlo? − ma solo la visibile evoluzione con cui Lowtopic, al secolo Francesco Bacci, sta bruciando le tappe, pronto finalmente per le nottate nei club.
Maddalena ha esattamente quello che mancava al suo minuscolo antesignano, ossia l’esplosione, la capacità di veder sviluppare fino in fondo le proprie tracce. Ora c’è l’autorizzazione a scomporsi, perché il disco è una raccolta di momenti della vita di Francesco, che sta trovando la maniera convincente di tradurre in sensazioni precise il fluire dei synth. In un pezzo come Otago questa traduzione trova i risultati più stupefacenti, perché la gioia amarissima che il tappeto sonoro porta con sé sembra evocare un momento di quotidianità della band genovese invece delle sue sonorità.
La title-track prova ad allargare gli orizzonti del suono, a partire dalle percussioni acustiche campionate nell’incipit, che rimangono durante tutta la prima parte del brano per accompagnare uno sviluppo autostradale da ballata pop strumentale. Sul finale invece intervengono i suoni più corpulenti, bassi che richiedono a gran voce di suonare dal vivo, come per riportare la propria vita intima e casalinga alle orecchie di un pubblico che balla. Nella sua compostezza non più così rigorosa ma sempre palpabile Lowtopic continua a esternare se stesso con un'elettronica che ora non può far altro che crescere, radicalizzare la sua malinconia sorridente.
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