Qualcuno al liceo mi fece una cassetta dei Matrioska, il disco si chiamava “Passi se é la Prassi” e leggo ora dal loro sito che era il 1999. Ricordo di averla sentita parecchio, si trattava di canzoni divertenti. Oggi che mi ritrovo tra le mani un loro disco dal vivo penso che evidentemente devono aver trovato la loro strada in questi sette anni: io li ho persi di vista, ma è pur vero che un live non ce lo si inventa su due piedi. Infatti, nel frattempo, hanno fatto altri dischi, partecipato a delle compilation, suonato con Vecchioni e Dario Fo, racimolato un discreto seguito di pubblico. I Matrioska portano in giro quel tipo di ska inconfondibilmente italiano, quello che si é avvicinato ai riff del punk più emo-zionale, quello che a volte si é messo l’ennesimo “core” come suffisso. Penso ai Meganoidi, ai Persiana Jones, sono su quella scia, indubbiamente. Forse loro sono più leggeri, più semplici, ma il problema di fondo non cambia e stiamo parlando del pubblico di riferimento di questi gruppi: i liceali (passatemi la sineddoche). Quelli che provano ribrezzo per Britney Spears e magari sullo zaino e sui diari non scrivono mica le frasi di Jim Morrison. E se uno canta “la domenica mattina voglio stare nel mio letto necessaria un’aspirina per non diventare matto” su un sottofondo veloce a scanzonato, il target si comprende da sé. Poi quei ragazzi crescono e magari scoprono altra musica ma non importa, perché ce ne saranno altri, quelli dopo di loro, ad andare ai concerti dei Matrioska. E in questo disco ce ne sono molti ad applaudirli, a ballare e a canticchiare i ritornelli di una sezione fiati bella compatta. A divertirsi, insomma. Come spero si divertano un sacco gli stessi componenti della band, perché a dirla tutta se fai roba “in levare” e scegli di rimanere fedele al tuo genere, non é che ci siano grandi possibilità di spaziare e sperimentare, sempre se per sperimentazioni ntendiamo qualcosa che non sia rileggere “La Partita Di Pallone” di Rita Pavone (in questo disco proposta in una versione da studio a cui partecipa anche Veronica Marchi, giovane cantautrice genovese). Un disco per ricordare che i milanesi ci sono, da dieci anni, con un pubblico che ancora poga sotto al palco e a cui evitiamo di chiedere la carta d’identità. Dodici tracce divertenti, per carità, forse fin troppo leggere.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.