Gli Earthset passano dalle sonorizzazioni ad un album di canzoni in presa diretta, mantenendo le stesse coordinate alternative
Negli ultimi anni gli Earthset si sono costruiti un’identità peculiare lavorando a più riprese in un ambito molto specifico, quello della sonorizzazione di vecchi film muti con sonorità elettriche. ‘bound’ invece è un lavoro, il secondo in formato LP, in cui il discorso estetico e narrativo del quartetto poggia esclusivamente sulla musica e sulla voce. Pur ritornando decisamente verso la forma canzone, il sound mantiene una continuità con quello messo in scena per i lavori assemblati come colonne sonore postume di ‘L’uomo meccanico’ e ‘Nosferatu’ capisaldi della fantascienza robotica e dell’horror.
La materia sonora degli Earthset è un alternative/new wave che si alimenta di suoni cupi, arpeggi metallici, distorsioni e assalti noise bagnati in una luminescenza gotica e pervasa da un romanticismo oscuro, su cui campeggia la voce di Ezio Romano, un richiamo mesmerico in cui è facile riconoscere una forte influenza del timbro di Brian Molko. Qualche somiglianza con le canzoni dei Placebo (tourists and terrorits), ma alla sintesi post-punk della band americana, pur mantenendo un’impostazione basata su ritornelli malinconici e strofe languide, la band bolognese aggiunge una declinazione vagamente post-rock che mantiene tracce dell’impostazione cinematografica sperimentata con le sonorizzazioni. È quell’impronta che permette di spostarsi attraverso cambi di dinamica, texture di effettistica, esplosioni grunge, lasciando spazio ad arpeggi e momenti dilatati che movimentano l’ascolto portandolo un passo al di fuori della forma-canzone.
Qua e là, però, il flusso di musica incespica leggermente su qualche imprecisione dell’esecuzione; niente di troppo strano, considerando che l’album è stato registrato dal vivo in un’unica sessione di presa diretta. In un mondo di album iperprodotti, la sincerità della dimensione live risuona particolarmente autentica e cattura la sinergia tra i quattro musicisti, mettendola in primo piano all’interno di un lavoro che, fin dal titolo, mette l’accento proprio sui legami tra le persone. D’altra parte, senza nessun filtro incertezze e asperità risaltano molto di più e rischiano di dare, soprattutto a un ascoltatore ignaro del processo di registrazione di ‘bound’, l’idea di un lavoro meno curato del dovuto, con un suono acqua e sapone che non si discosta molto dai modelli originali dell’alternative anni ‘90/2000, come invece aveva fatto il precedente ‘L’uomo meccanico’. Questione anche di gusti e di sensibilità, provare per decidere.
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La recensione bound di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-08 00:00:00
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